L’istruttore di scuola calcio. Da allenatore a educatore
Tutti i genitori, ad un certo punto, si ritrovano a dover scegliere uno sport da far praticare al loro bambino.
Se corre dietro al pallone in casa e fuori, se dovunque vede una palla inizia a calciarla, in genere questo sport è il calcio, lo sport più praticato in Italia.
Ma poiché i giovani calciatori saranno i cittadini di domani, allora le scuole calcio hanno una grandissima responsabilità.
Molti genitori iscrivono i figli ad una scuola calcio nella speranza che diventino dei campioni con ingaggi da favola.
Dimenticano che la realtà è spietata.
Solo uno su 4-5mila arriverà a esordire in Serie A.
Determinante è il talento (che non si insegna) e il fisico (deciso dal Padreterno).
Su questo si innesca il percorso di formazione atletica, tecnica, tattica e caratteriale.
Solo chi soddisfa tutti i requisiti ce la fa.
In questo complesso percorso, il ragazzo viene affidato ad un istruttore, che gestisce i bambini dai 5 ai 12 anni d’età (divisi nelle categorie Piccoli Amici, Pulcini ed Esordienti).
Spesso dimentichiamo che l’istruttore, il mister, l’allenatore, il coach (comunque vogliamo chiamarlo), dovrebbe avere prima di tutto il ruolo di “educatore” (sportivo):
Gesti tecnici come passaggi e dribbling possono essere insegnati da chiunque abbia queste nozioni calcistiche.
La trasmissione dei valori quali rispetto, amicizia, spirito di squadra e dedizione (che devono dominare il calcio) è un impegno più profondo.
Dunque è un ruolo complesso che richiede competenze di tipo tecnico, psico/pedagogico, emozionale, e relazionale.
Cosa fa l’istruttore di calcio?
Il lavoro, diversificato per fascia d’età e tipologia del gruppo, si occupa sia della forma fisica dei piccoli atleti che di motivarli a migliorare la propria performance sportiva.
Tutto sotto forma ludica con esercitazioni che hanno sempre lo scopo di “imparare giocando e divertendosi”.
L’istruttore insegna ai propri allievi le basi teoriche e la corretta esecuzione dei movimenti e delle tattiche di gioco, attraverso allenamenti mirati ad acquisire abilità motorie.
Identifica i singoli punti di forza e di debolezza, per calibrare un piano di allenamento che combini il potenziamento fisico e atletico con l’approfondimento teorico e tattico della disciplina sportiva.
Ovviamente, controlla che il ragazzo esegua correttamente gli esercizi.
Dà consigli per ottimizzarne lo svolgimento, corregge eventuali errori prestando attenzione ad evitare affaticamenti e sollecitazioni inadeguate.
Grazie al continuo monitoraggio riesce a valutare i progressi a livello individuale e collettivo e a modificare il programma di allenamento secondo le necessità.
Ma non basta.
L’istruttore, in qualità di Educatore/Formatore, cura gli aspetti psicologici del singolo ragazzo e del gruppo di cui fa parte.
Ha dunque il compito di guidare i giovani atleti, accompagnarli alla scoperta del gioco, stimolarli con una grande varietà di giochi semplificati, farli pensare, con delle domande, perché possano risolvere da soli i problemi.
Dunque non fornisce soluzioni pronte da applicare meccanicamente, ma una serie di attività idonee a poter gestire con la giusta mentalità la fatica, lo stress e la tensione in vista delle competizioni.
Ci vuole infatti l’apprendimento attivo degli insegnamenti che accompagneranno il ragazzo per tutta la vita.
In definitiva deve essere in grado di miscelare il Sapere (conoscere COSA allenare), il Saper fare (proporre esercitazioni interessanti e stimolanti) e il Saper essere (l’istruttore di scuola calcio diventerà una sorta di “mito” per il bambino che lo prenderà come uno dei suoi punti di riferimento).
Per questo motivo la scelta di intraprendere la strada dell’allenamento dei giovani non può essere semplicemente un lavoro: deve essere una vocazione, una chiamata, una missione che unisce abilità, passione e modo di essere.
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