Lucciole su Marte

42319
Scarica il podcast dell'articolo

di Gaetano Buompane

Guardate, è meglio se in questo periodo mi lasciate stare. Sono facilmente irritabile e va a finire che vi risponda male per qualsiasi cosa.

Lo so, è antipatico iniziare un discorso in questo modo, ma che ci volete fare? Mi si può anche capire, quando le cose non vanno per il verso giusto è difficile essere affabili.

E poi, lo vedete anche da voi, a parte le mie beghe personali, ce n’è sempre una nuova. Non si può più stare tranquilli un attimo che dobbiamo già fare i conti con nuovi drammi e nuove preoccupazioni.

Anche in estate.

Com’era bello, invece, quando si andava tutti quanti in vacanza – anche gli uomini cattivi – e per combattere di nuovo contro le tribolazioni della vita ci si rivedeva solo dopo il 15 di settembre.

Si andava al mare a fare il bagno, a fare le piste sulla sabbia e a giocare a palline con le facce dei ciclisti. Si leggevano libri in giardino, si coglievano i fichi, si faceva la marmellata di more e poi, la sera, si catturavano le lucciole per metterle sotto il bicchiere.

Che fosse caldo torrido o caldo normale, si aprivano tutte le porte e le finestre e in genere quel bel riscontro riusciva anche a rinfrescarci un poco le idee. Al massimo sbatteva forte una porta e qualcuno sussultava per la paura. Altro che aria condizionata.

Eccolo là, il solito nostalgico, il solito vecchio rompiscatole con i piedi nel presente e la testa in un passato che, forse, nemmeno era così bello come ci sembra di ricordare.

Magari avete ragione voi, però adesso – e non ditemi che sia la stessa cosa – il mio desiderio più grande non è quello di andare in vacanza, ma di mollare ogni cosa e di mandare tutti quanti a quel paese.

Insomma, altro che “boomer”, altro che Generazione X. Sono solo un uomo che con questi ritmi, con queste melodie, se così si può dire, non riesce proprio a ballare.

Hai voglia a dire di spegnere la televisione, di non leggere più i giornali che alla fine, le persone, coi guai, con la fame e con le guerre c’hanno sempre avuto a che fare.

Speditemi piuttosto sulla luna, su Marte, fatemi passeggiare tra le stelle insieme ad Astrosamantha, che io da vicino questo mondaccio non riesco più a guardarlo.

Sono più come quel tipo nella canzone di Finardi, avete presente, che se ne stava su un abbaino “per avere il cielo sempre più vicino”.

 

Perché a lui non importava niente/Di quello che faceva la gente/Solo una cosa per lui era importante. [..] Extraterrestre portami via/Voglio una stella che sia tutta mia/Extraterrestre vienimi a cercare/Voglio un pianeta su cui ricominciare.

Il Sofà è una rubrica settimanale.
Ogni lunedì, se ti va, ci sediamo comodi per una nuova chiacchierata.

Se hai voglia di leggere alcuni dei miei lavori li trovi su Amazon

Tempo di lettura: 2’00

Foto da Pexels

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.