Immaginate di essere alla guida di un bolide lanciato ad oltre 200 km orari in un circuito allagato da una pioggia torrenziale che preclude la vista ad un palmo del vostro naso. Immaginate di perdere il controllo, schiantarvi contro un muretto della pista ed essere avvolti dalle fiamme.
Provate poi ad immaginare di trovarvi in un letto di ospedale sospesi tra la vita e la morte e, superata la crisi, di guardarvi allo specchio, che riflette un viso che non è più il vostro, le orecchie ridotte a moncherini, la pelle ornata da solchi sanguinolenti che riprendono i contorni del passamontagna ignifugo che indossavate al momento dell’impatto.
Ora immaginate di tornare a guidare quella stessa monoposto che ha rischiato di essere la vostra tomba dopo appena 42 giorni da quel maledetto giorno
Nonostante tutto avete ancora la possibilità di vincere un titolo mondiale.
Ed ancora una volta la sorte beffarda si materializza di nuovo con un temporale nell’ultima, decisiva, gara.
I demoni, che avevate tenuto sopiti caparbiamente fino a quel momento, riaffiorano di colpo facendovi rinunciare alla corsa ed al mondiale, vinto da un dandy inglese, che dopo due anni si ritira dalle scene, conscio di aver raccolto con la buona sorte più di quanto avrebbe meritato con il talento.
Chi avrebbe potuto biasimarvi?
Enzo Ferrari, persona poco incline a sentimentalismi, decide di concedervi l’onore delle armi, cercando di attribuire il vostro stop ad un problema meccanico della monoposto.
E voi cosa fate?
Smentite la generosa bugia del Grande Vecchio, rivelando in mondovisione uno stato d’animo legittimo quando tabù per un pilota di Formula 1: la paura.
Dimostrando quanto si possa essere grandi nella sconfitta quanto nella vittoria.
Difficile da immaginare?
Beh, non è da tutti essere Andreas Nikolaus Lauda (Niki Lauda).
Abbandonare la squadra del Cavallino Rampante ed andare a vincere il mondiale con l’arci-rivale McLaren per dimostrare ai detrattori di aver ancora qualcosa da dire nel mondo delle corse.
Fondare una compagnia aerea.
Tornare nel mondo della Formula 1, come consulente del Team Mercedes, che in un lustro sta frantumando di tutti i record della storia delle corse.
Alcuni definiscono Lauda una leggenda, per il modo di “sentire” la macchina, più sopraffino di un collaudatore o dei moderni simulatori, per i suoi giudizi mai banali, a volte tranchant, che coglievano sempre nel segno, a volte alienandogli influenti simpatie.
Di certo il campione austriaco, con la sua recente scomparsa a 70 anni, lascia un vuoto di esperienza, carisma e personalità difficilmente colmabile
Specie con la moderna generazione di piloti, soldatini computerizzati, protagonisti di conferenze stampa liofilizzate che l’attuale panorama automobilistico ci riserva.
Alex F. Romeo
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Foto tratta da: https://www.salernonews24.com/sport/emorto-niki-lauda-la-leggenda-della-formula-1/