Omaggio a Gigi Riva – Rombo di tuono Gigi Riva storia di un mito

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Omaggio a Gigi Riva. Rombo di Tuono la storia di un mito, dopo l’ultimo saluto al “kaiser” Franz Beckenbauer purtroppo è il turno di Gigi Riva, storico campione di Cagliari e Legnano.

di Fabio Bandiera

 

Gigi Riva Rombo di Tuono e il Kaiser Franz Beckenbauer

Nella vita le coincidenze esistono è sono spesso guidate con mano sapiente da un destino che ci porta fortuitamente ad una nuova e acquisita consapevolezza.

Mentre a Riyad si perpetrava l’ennesimo scempio del calcio moderno, tra stadi sfarzosi e desolatamente semivuoti, in un piccolo ospedale di Cagliari esalava il suo ultimo respiro il grande, unico ed inimitabile Gigi Riva, per gli amici Rombo di Tuono a pochi giorni di distanza dall’addio a Beckenbauer.

Una dicotomia limpida e palese tra due modi di intendere il calcio e la società, uno specchio implacabile dei tempi andati, e spesso rimpianti, e l’attuale sordido squallore che il mondo del calcio rappresenta in tutto e per tutto.

Un’isola intera gli si è stretta attorno per l’ultimo saluto, una nazione intera si è bloccata ricordandone le gesta, l’integrità e la statura a morale, perché Gigi era un Gigante, un’icona triste e gentile legata indissolubilmente all’Italia che fu.

Un Paese dove la sofferenza e la voglia di riscatto del dopoguerra ne incarnavano i valori etici, quelli che Riva col suo esempio di uomo ci ha donato senza la luce dei riflettori, coi suoi silenzi e quel sorriso malinconico che sapeva aprirsi in un sorriso, vero, sincero, autentico……

Gigi Riva – 7 NOVEMBRE 1944

Gigi Riva nasce nel 1944 nel varesotto in un paesino sulle sponde del Lago Maggiore, la guerra e la fame scandiscono quegli anni magri e difficili, quelli di un’infanzia sfortunata.

Perdere il padre a dieci anni e la madre poco dopo segnano indelebilmente la sua crescita, tra collegi ecclesiastici, continue ribellioni e tentativi di fuga.

La scintilla per il calcio l’accompagna nei suoi anni giovanili, una passione che condivide con il lavoro di operaio presso la Slimpa, società che produce ascensori e diretta da Ernesto Fasani, dirigente dell’Associazione Calcio Legnano.

La sua favola comincia qui, dai campetti di Leggiuno viene notato e si trasferisce a Laveno col quale si mette in mostra a suon di gol, attirando le attenzioni del Legnano che disputava il campionato di Serie C.

Giovanili ed esordio lampo in prima squadra, la stagione 1962-63 lo vedrà protagonista con sei reti all’attivo in ventitrè presenze, un promettente attaccante mancino sta per affacciarsi ai piani alti del calcio professionistico.

Anche qui il destino fa il suo corso, il Cagliari per limitare le onerose trasferte su terraferma è costretto a giocare più partite consecutive in trasferta e il suo quartier generale logistico sarà proprio Legnano…………..

GIGI RIVA E SARDEGNA: SODALIZIO ETERNO

GIGI RIVA E SARDEGNA: SODALIZIO ETERNO
GIGI RIVA E SARDEGNA: SODALIZIO ETERNO

I dirigenti del Cagliari fiutano l’affare e decidono di acquistare la giovane promessa, mettono sul piatto trentasette milioni e Gigi, controvoglia, si traferisce sull’isola nonostante l’offerta più vantaggiosa del Bologna di Renato Dall’Ara.

Siamo nel 1963, gli ambiziosi rossoblù guidati da Arturo Silvestri, in arte Sandokan, puntano sul bomber mancino e raggiungono immediatamente la promozione nella massima Serie.

 

Con otto reti in ventisei partite il diciannovenne Riva è pronto al debutto in A, il 27 settembre arriverà la prima rete contro la Sampdoria alla quale seguiranno altre otto reti all’attivo, tra cui quella decisiva contro la Juventus.

Con un settimo posto in classifica e la consacrazione di Gigi nel gota del calcio, il Cagliari è pronto a dire la sua, dopo un anno interlocutorio chiuso all’undicesimo posto è ora di cambiare il timone, arriva l’eclettico Manlio Scopino, filosofo del calcio e legato per sempre alla storia del club isolano.

Il suo primo anno da allenatore – 1966-67- coinciderà con l’esplosione del funambolo Riva che con diciotto gol in sole ventitrè partite si aggiudicherà la prima delle sue tre classifiche di capocannoniere.

Le vicende personali di Scopigno, costretto ad abbandonare la panchina rossoblù dopo alcune poco edificanti condotte personali, coincideranno con una stagione difficile in cui sia il Cagliari che il bomber non riusciranno a confermare l’ottimo sesto posto dell’anno precedente.

Rientrato alla base il filosofo la stagione 1968-69 si chiude con uno strepitoso secondo posto, Rombo di Tuono con i suoi venti gol è di nuovo capocannoniere ed è pronto a realizzare i sogni di un’isola intera che vivrà la sua favola più bella l’anno successivo……….

ROMBO DI TUONO 1970 SCUDETTO, NAZIONALE, PARTITA DEL SECOLO

ROMBO DI TUONO 1970 SCUDETTO, NAZIONALE, PARTITA DEL SECOLO
ROMBO DI TUONO 1970 SCUDETTO, NAZIONALE, PARTITA DEL SECOLO

Quello che accadde il 12 aprile 1970 allo stadio Amsicora di Cagliari è parte integrante dei libri di storia del calcio italiano, uno scudetto unico e irripetibile a cui Gigi diede il suo contributo decisivo con ventuno reti in ventotto partite.

Rombo di Tuono diventa in tutto e per tutto leggenda identificandosi con la sua Cagliari della quale diventerà l’icona assoluta, un fenomeno che trascende lo sport sfociando sul lato umano e sociale.

 

Raggiunto il punto massimo, la discesa inevitabile procederà di pari passo con i suoi infortuni che comunque non gli impediranno la conquista della terza classifica marcatori nonostante il calo inevitabile e fisiologico del Cagliari dalle posizioni di vertice.

Questo a livello di Club, ma la parabola sportiva di Gigi è legata fortemente anche a quella maglia azzurra rivestita per quarantadue volte con all’attivo l’incredibile score di trentacinque reti, record tuttora imbattuto.

Al trionfo nell’Europeo romano del 1968, con rete decisiva nella finale contro la Jugoslavia, si aggiunge la favola di Città del Messico sotto la guida del c.t. Valcareggi, i leggendari Mondiali del 1970.

I due gol rifilati ai padroni di casa ai quarti e la rete nella partita del secolo contro la Germania sono il picco massimo di una carriera azzurra indimenticata e indimenticabile, conclusa nei mondiali 1974 con un pareggio contro l’Argentina.

Un fisico logorato da ripetuti infortuni lo costringeranno ad appendere a Cagliari gli scarpini al chiodo, nonostante le offerte e la advancès di numerosi club che lo avrebbero riempito d’oro.

Un gesto che da solo ci descrive la stoffa del campione e dell’uomo, un mix di sana testardaggine e di autentico rispetto per una Terra che accogliendolo come un figlio ne ha decretato l’immoralità.

GIGI RIVA – COSA RESTERA’…

GIGI RIVA - COSA RESTERA’…
GIGI RIVA – COSA RESTERA’…

Dopo il ritiro agonistico è difficile trovare una chiave di lettura all’altezza di un personaggio come Riva, troppo intensa la sua carriera agonistica rispetto ai ruoli dirigenziali ricoperti sempre nel Cagliari.

 

 

 

Nel 1987 arriva la chiamata da Antonio Matarrese che lo vuole al fianco della Nazionale in veste di Dirigente Accompagnatore, un incarico che saprà rivestire con burbera paternità legandosi a doppio filo ad una generazione di talenti che oggi gli riconoscono le sue innegabili qualità morali ed umane.

Poi dal 2013 il ritiro dalle scene per godersi gli ultimi anni sempre lì, nella sua Cagliari, integrato in un tessuto sociale che gli è appartenuto fino agli ultimi giorni della sua vita. Un galantuomo d’altri tempi che viene commemorato e ricordato con incredibile affetto da tutti, ma proprio tutti.

Un mancino formidabile capace di giocate straordinarie, un esempio indelebile del codice etico dello sport e un uomo capace di regalare e condividere gioia con uno dei suoi rari e impercettibili sorrisi.

Riposa in pace caro Gigi e grazie di tutto e sappi che Franz Beckenbauer, che ti ha preceduto di poco, è lì ad aspettarti per riprendere un discorso interrotto tanti anni fa, magari una rivincita di quel 4 a 3 che non gli è andato giù proprio per niente………..

Fabio Bandiera

Tempo di lettura 2’30’’

https://www.figc.it/it/museo-del-calcio/hall-of-fame/le-stelle/gigi-riva/

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