Come farsi ascoltare dai figli, parlando con loro e ottenendo il rispetto reciproco, i consigli degli esperti
Come farsi ascoltare dai figli – Perché il rispetto è importante
Come farsi ascoltare dai figli…
“E’ la terza volta che chiedo a mio figlio di smettere di giocare alla playstation, ma non mi dà retta! Non ascolta mai quello che dico o chiedo…”.
Questa situazione sembra piuttosto ricorrente tra i genitori che lamentano mancanza di ascolto da parte dei figli.
Le loro richieste vendono prontamente disattese finché la situazione non degenera e si arriva alle urla, alle imprecazioni e via dicendo. Cosa fare allora per cercare di farsi ascoltare dai figli?
Comunicazione efficace – Comunicare con loro per farsi ascoltare
Spesso le indicazioni e le richieste effettuate dai noi genitori sono generiche, eccessivamente lunghe e verbose, poco chiare, ripetitive, inviano messaggi nascosti e non espliciti.
Talvolta sono dei veri e propri sfoghi: “E’ possibile che dobbiamo fare questa storia ogni giorno?”.
Insomma, non possiamo proprio dire che la nostra comunicazione sia veramente efficace. Quando ci rivolgiamo ai nostri figli, quindi, dovremmo sempre comunicare con chiarezza e tenere conto che:
- la loro attenzione è diretta verso ciò che li interessa (non rientrano in questa casistica le richieste noiose dei genitori)
- non sono in grado, non vogliono leggere tra le righe o interpretare le nostre parole
- urlare, arrabbiarsi può dare qualche risultato nel breve termine ma anche peggiorare la situazione oltre che gli stati d’animo di tutti
Una comunicazione più chiara è il metodo più efficace per farsi ascoltare dai figli
Una comunicazione maggiormente efficace può essere conseguita cambiando la “posizione” comunicativa. Troppo spesso, infatti, noi genitori rimaniamo ingabbiati nel ruolo genitoriale. La nostra comunicazione, quindi, rimane rigida nella posizione che assume, ovvero quella di comandare, intimare, riprendere, lamentare, ecc.
Risulta molto più efficace, invece, assumere posizioni comunicative nuove, diverse, insolite, ecc. Ecco allora la possibilità di comunicare con ironia, con creatività, con empatia, con interesse, con accoglienza, col supporto, ecc.
In questo modo la nostra comunicazione viene accolta più facilmente, crea minori resistenze, rende il dialogo più leggero e scherzoso.
Se vogliamo che i nostri figli non lascino calzini o altri indumenti in giro per la loro stanza, possiamo invitarli a “non abbandonare i loro calzini indifesi che rischiano di finire nel mostro aspirapolvere in arrivo nel fine settimana…”.
Oppure invitare i bambini a fare il record nel mettere a posto i giocattoli… Le possibilità sono molteplici, la fantasia è il nostro unico limite.
Anche utilizzare diverse modalità con cui facciamo le nostre richieste può rendere la comunicazione più efficace. Possiamo quindi chiedere aiuto mostrando come fare, scrivendo i passaggi necessari per portare a termine un compito, lasciando delle indicazioni sotto-forma di caccia al tesoro, ecc.
E’ chiaro che la richiesta verbale è quella a portata di mano, ma proprio il suo utilizzo scontato e ricorrente rischia di essere meno efficace.
Un errore che si compie spesso quando si cerca di farsi ascoltare dai figli è quello di formulare le richieste sotto forma di domanda: “puoi apparecchiare per favore?”. E’ evidente che l’intento sia quello di effettuare una richiesta con gentilezza, tuttavia lascia spazio a diversi scenari che ci mettono subito in difficoltà:
- Non mi va
- Non adesso
- Non so farlo
Meglio quindi essere diretti senza maltrattare i modi: “Francesco, visto che sono alle prese con la cena ti chiedo di apparecchiare.” Un elemento che rinforza la comunicazione e che gratifica è ringraziare per la collaborazione ricevuta.
Oltre ad essere cortese, conferma il fatto che l’aiuto è gradito e contribuisce a rendere la famiglia una comunità in cui ci si aiuta reciprocamente.
E’ bene evitare, inoltre, di paragonare i figli quando si chiede loro di fare qualcosa. “Tua sorella mi aiuta sempre ad apparecchiare, lei si che mi capisce”, “Carlo è sempre ordinato, dovresti fare come lui”.
Il confronto sminuisce chi lo riceve e crea risentimento verso il fratello o la sorella presa ad esempio. Tutti in famiglia devono contribuire alle faccende domestiche, si possono tenere conte inclinazioni e preferenze ma ognuno deve fare la sua parte.
Una volta che questo messaggio viene assimilato, le faccende domestiche diventano una routine e non elemento di discriminazione.
Non andare in battaglia senza una strategia tramite la quale comunicare in modo efficace
In effetti, quando siamo consapevoli che stiamo per chiedere qualcosa di difficile da eseguire, soprattutto se va contro l’interesse di nostro figlio/a, il rischio di ingaggiare una battaglia di potere è elevatissimo: chi decide in famiglia? I genitori o i figli? Per evitare le battaglie di potere, ovvero per gestire al meglio la richiesta, è bene avere una strategia nella comunicazione:
- chiarire cosa accadrà se non viene effettuato quanto richiesto (“se tra 10 minuti non spegni la playstation dovrò farlo io”)
- dare indicazioni chiare e precise
- non ripetere quanto richiesto
- agire la conseguenza se non viene fatto quanto richiesto
- mostrare calma, sempre! Se nostro figlio non ci sta ascoltando non lo fa per offenderci (sempre che non ci siano problemi latenti…)
Una buona strategia di comunicazione non può fare a meno della calma.
Se riusciamo a mantenere la calma siamo in grado di interagire efficacemente e di condurre l’interazione. Se, invece, siamo presi dall’emotività, allora il rischio dell’escalation è dietro la porta. Una volta che abbiamo perso il controllo di noi stessi, non siamo più in grado di interagire al meglio.
La comunicazione si interrompe con urla, imprecazioni e quando va male con sculaccioni.
Un risultato pessimo sia perché non si ottiene quello che si voleva, sia sul fronte educativo.
L’aggressività, verbale o fisica, indica sempre una sconfitta educativa perché il messaggio che si invia è sempre negativo: la forza e il potere che detengo mi danno il diritto di prevaricare gli altri.
Un modo per aumentare la probabilità che una richiesta poco motivante venga eseguita, è farla precedere da un paio di richieste facilmente eseguibili soprattutto se motivanti.
Prima, quindi, di chiedere al figlio di rimettere a posto i giocattoli può essere utile farsi aiutare a dare da mangiare agli animali domestici, a scegliere il menù per la cena, ecc.
Dopo aver eseguito un’attività abbastanza piacevole, si è maggiormente disposti e farne un’altra meno piacevole.
Un altro escamotage per facilitare l’attivazione dei figli è dare loro la sensazione di poter decidere.
Magari la scelta proposta può essere per noi poco significativa ma se lo è per loro, il risultato è garantito. “Questa sera ho proprio bisogno di una mano: vuoi apparecchiare o preferisci mettere a posto i giocattoli?”.
In generale, una strategia comunicativa che punta a ridurre l’ammontare delle coercizioni, ovvero delle richieste imposte in maniera più o meno esplicita (“Ho detto così e basta..”), facilita la collaborazione e l’accoglimento delle richieste proposte con positività e gentilezza.
Genitori rilassati e alleati un altro modo per farsi ascoltare dai figli
Affinché le indicazioni che diamo ai nostri figli vengano ascoltate e le cose che chiediamo loro di fare vengano agite, è importante che i genitori siano centrati e alleati, ovvero siano sulla stessa lunghezza d’onda e si supportino a vicenda.
Sappiamo quanto sia difficile essere equilibrati dopo una giornata di lavoro stressante, dopo aver trascorso tempo nel traffico estenuante, o dopo essersi occupata di attività snervanti.
Tuttavia, è necessario ricentrarsi ogni volta che si torna a casa per essere presenti nel modo migliore.
Ognuno può trovare il proprio modo per recuperare equilibrio e centratura.
Può essere ascoltare una musica rilassante, fare degli esercizi di training autogeno, una piccola meditazione, oppure occuparsi del giardino come prima cosa da fare appena rientrati a casa.
Se non riusciamo ad interagire con figli e partner in modo equilibrato vuol dire che c’è qualcosa di profondo che ci turba, è quindi necessario prendersi del tempo per capire cosa sta succedendo nella propria vita e cosa si può fare per tornare ad essere in equilibrio.
Inoltre, essere al fianco del genitore che chiede ai figli di essere ascoltato e aiutato, ne conferma l’autorità e rinforza la sua richiesta.
Inutile dire che se il partner non agisce in questo modo, l’effetto è controproducente e offre al figlio una scusa e una ghiotta occasione per rifugiarsi nelle pieghe del disaccordo genitoriale.
I genitori alleati sono molto più efficaci nell’educazione dei figli rispetto ai genitori che hanno idee molto spesso diverse sulla genitorialità.
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