La mia primavera

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di Gaetano Buompane

Come i fiori, anche io, con l’inizio della primavera, vorrei tornare a sbocciare. Vorrei rinascere in una vita nuova, saltellare spensierato, volare a braccia aperte, aprirmi a nuove passioni e lasciarmi tutto alle spalle.

Vorrei scoprire un altro punto di vista, trovare nuove soluzioni, avere la certezza che la poesia ci possa salvare dalla guerra.

Ecco, vorrei anche essere più capace, intraprendente, risoluto. Acquisire un nuovo spirito ed essere più perspicace. Ma soprattutto vorrei avere più coraggio di vivere. Sapete, quella necessità di uscire per strada e fare le cose invece che perdersi a progettarle.

Vorrei riprendere fiducia in me stesso e nel genere umano, vorrei credere che ci possano essere ancora mille possibilità e che le morti inspiegabili, inique, stiano, finalmente, per avere una fine.

Vorrei sdraiarmi su un prato a guardare il cielo e non aver più paura di niente. Vorrei tornare ad essere bambino, ridere a crepapelle e non dare troppa importanza ai problemi della vita.

Vorrei liberarmi della stanchezza, della noia, della pigrizia. Camminare e sentire il sole scaldarmi la faccia e lasciare che mi indichi la strada giusta.

Non vorrei più avere a che fare con la cattiveria, la crudeltà e la mestizia. Non vorrei più dover alzare scudi, barriere per non rischiare di essere calpestato.

Come i campi in fiore, vorrei adornarmi di bellezza e di sontuosità. Ricoprirmi di petali di rosa e respirare ad occhi chiusi tutti i profumi della vita.

Vorrei essere rigoglioso come la natura selvaggia, sorprendente e incantevole come la radura in un bosco.

Vorrei spiccare il volo, guardare tutto dall’alto e respirare aria nuova. E poi planare sui miei sogni e coglierli uno dopo l’altro. Regalarne i semi a chi voglia piantarli per coltivare i suoi.

Vorrei che riaffiori nuovamente il ricordo di come ci siamo amati guardandoci negli occhi. Di come in quell’attimo abbia trovato me stesso dentro il tuo sorriso e il tuo dolce imbarazzo.

Vorrei che tornino a sbocciare germogli dai nostri abbracci e frutti saporiti da ogni nostro bacio.

Vorrei che la mia primavera sia prenderti la mano e sentire nuovamente un fiume in piena, un vortice di acqua limpida e poi una cascata dentro una placida insenatura.

Vorrei essere la mia primavera.

Eppure continuo a tremare senza un apparente motivo e soffrire indicibilmente l’inferno di questo mio presente non riuscendo a riconoscere, come diceva Calvino, “chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, per farlo durare, e dargli spazio”.

Gaetano Buompane

Foto da Pexels

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