Le auto del futuro e le macchinine brum brum

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di Gaetano Buompane

Mio figlio di due anni mi trascina ogni giorno a giocare con lui con le macchinine. La cosa più bella è osservarlo mentre fa girare la sua automobilina preferita sul percorso che costruiamo insieme con tutto quello che ci capita sotto mano e sentirlo imitare il motore a scoppio emettendo delle specie di pernacchie buttando fuori l’aria dalla bocca e facendo vibrare le labbra.

L’altro giorno gli ho spiegato che la Commissione europea ha proposto lo stop delle vendite delle auto a benzina, diesel e ibride a partire dal 2035 e che quindi, con tutta probabilità, la sua prima auto sarà elettrica o a idrogeno e non emetterà nessun rumore.

Lui ha fatto finta di non sentirmi e ha continuato a spernacchiare muovendo sulla pista la sua macchinina gialla. In effetti non c’è nessun divertimento a giocare con le macchinine senza fare il rumore del motore, e allora mi sono chiesto più che legittimamente, ma i bambini del futuro che rumore faranno per imitare il motore delle auto?

Lo so che così, su due piedi, può sembrare una domanda stupida, ma siccome nell’analisi della nostra scellerata economia la vendita delle auto è un parametro fondamentale, rispondere magari ci aiuta a riflettere su quello che ci aspetta nei prossimi anni.

I fanatici del motore turbo e del cambio manuale probabilmente venderanno cara la pelle, ma la transizione, che si preannuncia epocale, sembra ormai irrefrenabile.

Nel primo semestre del 2021 le immatricolazioni delle auto con motore termico sono state due milioni in meno (-23%) rispetto al 2019, anno pre pandemia. Crescono, invece, le vendite delle auto elettriche, sopratutto in Cina, Stati Uniti e Europa.

Le azioni Tesla del magnate Elon Musk sono schizzate in un anno da 98 dollari a 880 dollari e sono già in costruzione due nuovi stabilimenti, a Berlino e ad Austin, nel Texas. Tutte le altre case automobilistiche non stanno certo lì a guardare, anche perché l’Europa pretende di arrivare all’impatto climatico zero entro il 2050 e nessuno vuole rischiare di rimanere al palo e non vendere più auto.

Persino le supercar sono pronte alla trasformazione. La Ferrari 100% elettrica arriverà nel 2025; Porsche, Maserati, Lotus e Audi si sono avvantaggiate con modelli già sul mercato o di imminente uscita.

Insomma, i tempi sono finalmente maturi e si stanno investendo ingentissimi capitali in ricerca e nuove tecnologie per ridurre i costi, migliorare le prestazioni, diminuire le emissioni di CO2.

Ma se da un lato questa possa sembrare una buona notizia “green”, dall’altra si lavora ad alimentare falsi entusiasmi. Perché finché l’obiettivo rimane quello di vendere sempre più automobili niente è destinato a cambiare davvero.

La produzione di auto elettriche ha ancora un impatto insostenibile a livello ambientale e sociale. Il cobalto, uno dei componenti fondamentali delle batterie, è estratto prevalentemente nelle miniere della Repubblica democratica del Congo dove esiste un preoccupante problema di violazione dei diritti umani, schiavitù minorile e condizioni di lavoro prive delle più elementari norme di sicurezza.

L’estrazione del litio in Cile, Argentina e Bolivia sta producendo una desertificazione incontrollata. Per ogni tonnellata di minerale estratto occorrono due milioni di litri di acqua, causa dello squilibrio idrico che sta provocando il prosciugamento di fiumi e delle falde acquifere.

Insomma, nel migliore dei futuri possibili sarebbe davvero perfetto se i bambini non giocassero più con le macchinine. Questo vorrebbe dire che la nostra civiltà si sarebbe liberata dell’automobile considerandola finalmente un mezzo di trasporto obsoleto.

Ma adesso scusate, mio figlio mi chiama per andare a giocare con le “brum brum”.

 

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Foto da Pixabay

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