Omaggio a Marco Pantani

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di Fabio Bandiera   

Caro Marco tanti auguri!

Questo è un anno importante per te, Marco Pantani, cinquanta candeline.

Una vita di ricordi e sensazioni che ancora battono forte dentro di te e dentro di noi.

Bandiere e striscioni del pirata che ancora sventolano su ogni salita ci ricordano chi sei stato, perché tu non sei stato come gli altri.

Hai scaldato i nostri cuori, ci hai fatto emozionare quando arrivavi tutto solo li, in mezzo alle montagne che si rimpicciolivano al passaggio di un gigante con una bandana in testa.

Era il 1998 quando ancora agghindato di rosa hai trionfato il mese dopo sugli Champs Elyseès vestendoti di giallo, che accoppiata mai più ripetuta segno indelebile di un uomo che credendo in se stesso e nei valori di questo sport era riuscito dove ormai più nessuno sarebbe più arrivato.

Valori che tu, Marco Pantani, nel 1999 avresti tradito?

No Marco tu non ci hai tradito,  forse noi ti abbiamo abbandonato lasciandoti, nudo, a te stesso e al tuo orgoglio ferito e non abbiamo avuto il coraggio di tornare indietro e indignarci.

E tu da vero uomo ci hai ancora creduto e hai provato e riprovato a farcelo capire mettendoci la faccia rimettendo gli scarpini sulla bici, ma qualcosa dentro di te si era rotto e il tuo grido di allarme disperato si è perso nel vuoto.

Quel sorriso che illuminava e scaldava, quegli occhi che parlavano da soli, quell’intelligenza viva e raffinata si sono persi nel baratro ignobile della paura e della debolezza umana.

Hai avuto paura, tanta paura e hai reagito come hai potuto ad un’infamia che avrebbe voluto cancellarti per sempre.

Ora che sei un cinquantenne, Marco Pantani, possiamo dirlo con certezza:

Nessuno ti ha mai dimenticato e in molti si sono ricreduti, hai vinto la battaglia del tempo consacrandoti nell’Olimpo dei grandi perché è giusto che tu stia li, nel Paradiso degli eletti.

Ci manchi Marco, la tua assenza è una ferita aperta che brucia ogni giorno obbligandoci a convivere col nostro pressapochismo ed i nostri pregiudizi, mentre sarebbe stato giusto dubitare e ascoltare la tua voce smarrita, umiliata in quel maledetto hotel di Campiglio.

Manchi ad Oropa, al Mortirolo e all’Alpe d’Huez che ti cercano sgomente aspettando che tu, sovrano assoluto della montagna, vada a trovarle e a rendergli onore perché è grazie a loro che sei diventato leggenda,  manchi a papà Ferdinando e mamma Tonina che vivono da anni in attesa di giustizia, quella che ti sarebbe dovuta e che invece ti viene negata.

Le Iene, con una inchiesta esemplare, hanno riavvolto il nastro della storia scavando nella memoria, documentando il tuo calvario e la tua tragedia umana avvolta in trame e misteri che gridano a un complotto, ordito da forze occulte che volevano che il tuo astro lucente discendesse negli inferi e sparisse dalle mappe.

Ti hanno ucciso Marco Pantani?

Chi ha potuto volerti così male?

Noi preferiamo tornare al tuo mondo, quello delle due ruote, e non possiamo che dirti grazie per le pagine che hai scritto e per le favole che ci hai raccontato, e ora che sei un cinquantenne maturo possiamo serenamente riviverle ridendoci su tra una piadina e un bicchiere di sangiovese, ma un ultima favola, permettici, stavolta vogliamo regalartela noi.

Veniamo a prenderti a Campiglio.

Tii traghettiamo tra ali di folla sull’Aprica per poi raggiungere Milano in un tripudio di colore rosa  riscrivendo correttamente la tua storia

Quella di un sognatore romagnolo che ha osato spiccare il volo oltre le nuvole alla conquista del paradiso.

Fabio Bandiera

Tempo di lettura:1’10”

Foto tratta da: https://www.gazzetta.it/Ciclismo/13-02-2019/pantani-ciclismo-3201270789089.shtml

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