Prepariamoci al peggio

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di Gaetano Buompane

Che la vita, alle volte, ci metta di fronte a grandi momenti di difficoltà lo sappiamo bene tutti quanti, non serve certo qualcuno che venga qui a ricordarcelo con la sua aria da saccente.

Quello di cui cerchiamo di convincerci, e secondo me con grandi colpe, è credere che la vita, tra una difficoltà e l’altra, possa filare liscia come l’olio. In realtà è un miraggio, un’utopia.

La grande verità, alla quale mi sono sempre rifiutato di credere, è che occorre sempre prepararsi al peggio. In fin dei conti, guardando alla Storia, è sempre stato così, non è una novità. Le accuse di essere dei pessimisti, dei disfattisti, di esagerare, ormai non reggono più. Insomma, dai! Chi avrebbe potuto immaginare una pandemia globale di tale forza e le sue fastidiosissime varianti? Non c’entrano niente i complotti, veri o teorici, qui si tratta di fatti.

Adesso, che si possano affrontare le difficoltà, più o meno impegnative, con spirito positivo, che si riesca a trasformare gli ostacoli in possibilità e che si riesca a vivere sempre bevendo acqua da un bicchiere mezzo pieno e col sorriso sulle labbra, questo è un altro discorso, anche se per me continua e continuerà a rimanere uno dei grandi misteri della vita.

Perché di fronte alle difficoltà io insisto a reagire in un paio di modi al massimo: o imprecando fino a far cadere il cielo, oppure affrontandole controvoglia e, spesso, nel peggiore dei modi.

Avete presente l’uomo tutto d’un pezzo che si rimbocca le maniche e che si butta a capofitto nel centro del ciclone? L’eroe, lo stereotipo dell’uomo che sa sempre fare la cosa giusta al momento giusto? Ecco io sono tutto il contrario.

Non ho nessun timore ad ammetterlo, anche perché non credo che questo faccia di me un uomo peggiore, anzi, forse più sincero e reale. Ma questo, certo, non ha comunque assopito le mie frustrazioni.

Poi ho scoperto che un giornalista, un certo Oliver Benjamin, ha fondato nel 2005 La chiesa del Drugo del giorno dopo nella quale ho trovato un po’ di conforto.

Vi ricorderete certamente di Drugo (The Dude nel film The Big Lebowski dei fratelli Coen del 1998), uomo votato alla tranquillità, ribelle per eccellenza proprio per la sua natura di non fare niente, che esprimeva così la sua personalissima lotta al mondo moderno, al contrario arrivista, spregiudicato, che esalta l’uomo combattivo.

Ecco. Dal The Dudeism Benjamin, che ha studiato buddismo, yoga, misticismo, ha sintetizzato un sistema di pensiero che contiene una visione del mondo che si adatta davvero all’epoca moderna. Un insieme di filosofia epicurea, Taoismo cinese, retorica hippy, miscelata ad una generale avversione alle regole della società e l’idea, meravigliosa, che di fronte all’infinita assurdità della condizione umana l’unica soluzione sensata è starsene tranquilli e prendersela comoda. “La vita è breve e complicata, nessuno ne sa davvero nulla. Quindi la soluzione migliore è non fare niente”.

Mi sono sentito sollevato, in qualche modo ispirato. Ho lasciato crescere la barba e comprato tutto l’occorrente per farmi un white russian, il cocktail preferito di Drugo.

Il non fare niente è stato il mio mantra per alcuni splendidi giorni, fino a quando mia moglie, sospetto per boicottarmi, ha preso la doppia decisione di togliere definitivamente il pannolino al bambino e di aderire anche lei alla mia nuova “religione”.

 

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Foto da Pixabay