Secondo una recente ricerca condotta negli Stati Uniti, il numero di coloro che scelgono l’astinenza negli ultimi 20 anni è raddoppiato.
Ma perché molti decidono di non fare sesso?
Una ricerca pubblicata dal Journal of the American Medical Association (JAMA) ha confrontato le abitudini sessuali dei ragazzi americani con quelle dei coetanei di 20 anni fa. Dai risultati è emerso che negli ultimi 20 anni il numero di coloro che scelgono di non fare sesso è quasi raddoppiato.
Perché si decide di non fare sesso?
Per spiegare il fenomeno in molti puntano il dito sugli smartphone e la tecnologia che in alcuni casi ha sostituito i rapporti fisici, dal piacere di parlarsi di persona fino al sesso.
In realtà, l’aumento dell’astinenza può essere collegato a un più generale calo di desiderio maschile.
L’uomo è in crisi, si sente a volte inadeguato nel costruirsi un proprio ruolo nel rapporto con le donne.
La svirilizzazione sociale delle funzioni maschili porta talvolta noi uomini ad arretrare e a cercare risposte, spesso sbagliate e inadeguate, proprio come l’astinenza.
Si decide di non fare sesso e di sostituirlo con altri piaceri.
Il sesso ha soprattutto funzione riproduttiva e ludica.
Oggi metter su famiglia e fare figli sono appuntamenti che i giovani tendono a rimandare a un periodo di maggiore solidità finanziaria.
Quanto all’aspetto ludico, da tempo è in atto la scoperta anche di altri piaceri: viaggiare, uscire con gli amici, coltivare altri interessi meno legati alla sessualità di coppia.
E il sesso “mordi e fuggi” che fine ha fatto?
Se i rapporti duraturi sono in calo, anche le avventure non sempre portano a rapporti fisici veri e propri.
In una società ipercompetitiva, il sesso è diventato molto performativo, specie per gli uomini, che però poi temono di non essere all’altezza.
È quindi in aumento l’ansia da prestazione, con l’accrescimento di problemi come eiaculazione precoce o disfunzione erettile tra i ragazzi di 17 e i 24 anni.
L’ansia da prestazione è una problematica che interessa sempre più anche le donne, che secondo i canoni dettati dalle foto pubblicate su Facebook e Instagram, devono essere sempre sexy e provocanti.
Insomma, di fronte a una sindrome da prestazione dilagante, che tocca un po’ tutti, qualcuno rinuncia al sesso, mentre altri preferiscono rifugiarsi nel mondo di Internet e del sesso virtuale, rinunciando a quello reale.
Fonti: Donna Moderna; Repubblica.it
Tempo di lettura: 1’00