L’uomo e la performance: info utili per non perdersi nei miti

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L’uomo e la performance sono legati da sempre.

Fin dall’infanzia si insegna ai maschi a competere, prima nei giochi, poi negli sport, scuola, lavoro… mentre ad esempio le femmine sono più spesso invitate ad attività relazionali.

Questa educazione infantile, ci insegna cosa fare per piacere e per essere apprezzati dalle persone importanti per noi, rimanendo nella nostra memoria, per tutta la vita.

Chi sono i nostri miti?

Anche in età adulta la società continua ad indicare come persone accettate, desiderate e ideali, quelle che offrono grandi performance: sportivi, artisti, imprenditori etc. rinforzando il messaggio.

Lo sportivo di successo ha tutto quello che un uomo può volere, l’attore e l’uomo d’affari idem. Il resto è noia…

In quale modo riguarda la sessualità?

Ovviamente questa cultura non risparmia la sessualità, la quale, lanciata dalla cosiddetta “rivoluzione sessuale” e sempre più educata dal mito della pornografia, è ormai terreno assoluto delle prestazioni (ottenute o desiderate) a scapito di qualsiasi “effetto collaterale”.

Ad esempio l’ambiente, il momento, lo stato d’animo proprio e altrui, il bisogno di vicinanza, il fascino del mistero e mille altre cose che fanno pienamente parte dell’esperienza intima, sono spesso ignorate o sottostimate.

Molte persone infatti, pensano che la pornografia mostri la sessualità così come è, o dovrebbe essere.

L’uomo in questi casi si concentra più su aspetti come dimensioni, durata, posizioni acrobatiche e recentemente anche sul proprio aspetto fisico e, per ottenere il massimo in questi ambiti, ogni mezzo è lecito.

Tuttavia, quello che spesso emerge, anche in ambito clinico, è uno stato di difficoltà e di soggezione nei confronti della sessualità.

Questo approccio alla sessualità funziona?

A volte, e in certi ambiti, la performance può essere una cosa divertente e positiva, che magari aiuta l’autostima.

Tuttavia, quando diventa l’unico modo di porsi in relazione può dare problemi non trascurabili.

Infatti, l’impossibilità di presentarsi per come si è, di fare l’amore anche “come viene”, vivendo il momento in prima persona e non come controllore della propria performance, può essere un grande limite e trasformare un’esperienza, da piacevole ad ansiogena.

Marco Silvaggi

Tempo di lettura: 1’30”

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