Il paradosso dell’occhio secco:
Avete presente quando avvertiamo la sensazione di avere della sabbia nell’occhio, il bisogno di strofinarci gli occhi o il fastidio a sopportare la luce e lacrimiamo in abbondanza?
Quasi certamente soffriamo della sindrome dell’occhio secchio.
Questa sindrome compare quando la secrezione lacrimale è insufficiente per quantità e qualità a mantenere protetta la superficie anteriore dell’occhio.
Senza di essa non potremmo muovere gli occhi, girarli a destra e a sinistra, verso l’alto e verso il basso, quindi non potremmo avere una visione piena.
Le lacrime dunque sono fondamentali per il corretto funzionamento del nostro apparato visivo.
A volte però piangiamo in risposta ad un’emozione, sia essa negativa (dolore) che positiva (gioia), o in presenza di sostanze irritanti (come quando tagliamo una cipolla).
Una lacrima è una struttura liquida, molto complessa, costituita da 3 parti (strati) dallo spessore totale di soli 8 micron:
- mucillaginosa, a contatto con la cornea, ad azione lubrificante;
- acquosa, ad azione nutriente e anti infettiva;
- esterna lipidica, che evita l’evaporazione delle lacrime.
Ogni parte svolge una ben determinata funzione che, se manca, crea il disturbo.
Se la componente oleosa è scarsa, le lacrime evaporano troppo in fretta (sino a 16 volte in più).
Se invece non c’è una quantità sufficiente di soluzione acquosa, si riduce l’umidità oculare.
In questi casi l’occhio reagisce, producendo una quantità maggiore di lacrime, ovviamente di scarsa qualità, quindi non idonee a svolgere le funzioni fisiologiche.
Il risultato è che lacrimiamo di più, pur avendo un “occhio secco”. Insomma l’occhio diventa “acquoso”.
Il paradosso dell’occhio secco: cause
Normalmente l’occhio sbatte le palpebre quindici volte al minuto, ma quando usiamo troppo a lungo computer portatili, smartphone, tablet, TV, ne sbatte la metà, sottoponendo l’occhio ad un continuo sforzo accomodativo.
Concorrono l’inquinamento atmosferico (le polveri sottili, un aerosol di piccole particelle solide), gli ambienti troppo asciutti, il vento e le lenti a contatto. A volte la menopausa.
Il paradosso dell’occhio secco: rimedi
Innanzi tutto, è consigliabile andare da un oculista, per valutare la presenza di una secchezza oculare “semplice” o spia di altre patologie (es. sindrome di Sjögren, allergie).
La prescrizione di lacrime artificiali, individuazioni di abitudini quotidiane dannose e consigli per uno stile di vita sano costituiscono i cardini della terapia:
- Curare l’alimentazione e prediligere alimenti ricchi di vitamina B3, B6, B12, Omega 3 e Omega 6, sostanze contenute nel pesce azzurro, nel tonno, nel salmone, nello sgombro, nei frutti di mare, nelle noci e nocciole, nella selvaggina, nei semi di lino, nei legumi e nella frutta e verdura. In aggiunta a ciò, va bevuta molta acqua fuori dai pasti principali.
- Limitare l’uso prolungato dei device elettronici (interruzioni di 20 secondi ogni 20 minuti e focalizzare lo sguardo su un punto a circa sei metri di distanza, facendo così fare una “ginnastica” all’occhio).
- Utilizzare le “lacrime artificiali” che non risolvono il problema alla radice, ma alleviano la sintomatologia. Se si smette di assumerle il problema ritorna.
- Evitare l’aria troppo secca negli ambienti in cui viviamo (sia per l’uso del condizionatore sia per il riscaldamento) che ha un effetto negativo sulla superficie dell’occhio.
Insomma, non sempre il pianto è una patetica ammissione d’impotenza, come sosteneva Roberto Gervaso.
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