La guerra in Siria:
“Se il Kurdistan fosse unito politicamente potrebbe essere lo Stato più ricco del Medio Oriente, considerate le materie prime di cui dispone, dal petrolio alle risorse idriche”:
Limes 8 giugno 1999
http://www.limesonline.com/cartaceo/kurdistan-lo-stato-introvabile?prv=true
A 80 anni dallo scoppio della Seconda guerra mondiali le armi tornano a sparare ai confini d’Europa.
In Siria (come nel ’39 i panzer di Hitler in Polonia) la Turchia avanza con i carri armati, oltre alle milizie integraliste, e distrugge villaggi, ospedali, acquedotti nella Siria occupata dai Curdi.
Gli stessi Curdi che erano andati a combattere i tagliagole dell’Isis che in quel territorio avevano creato uno stato terrorista integralista islamico, pronto a minacciare l’Europa e l’Occidente.
Oltre 400 mila civili in fuga.
In tv vanno in onda le immagini (postate con gli smartphone dai combattenti in prima linea) di esecuzioni sommarie di prigionieri Curdi, giustiziati sommariamente dagli integralisti, stavolta turchi, in una nuova guerra che si annuncia più sudicia e sporca di quella che si era appena conclusa.
La guerra in Siria: Recep Tayyip Erdoğan Erdoğan, il presidente turco, da Ankara minaccia il mondo.
Col ricatto dei profughi al confine usati come merce di scambio con l’Europa.
Trump, che col ritiro americano dall’area ha dato il via libera alla Turchia per l’invasione lo ammonisce.
Putin e la Russia ancora nell’area con truppe e mezzi, fa lo stesso.
Ma il sospetto di una recita poco chiara aleggia sull’ambigua politica estera espressa da Russia e Usa fino ad oggi.
Intanto dall’area traffici illegali come
- Armi
- Petrolio di contrabbando
- Droga
- Essere umani, portati verso le coste greche, stavolta da scafisti turchi e siriani anziché libici.
In mezzo l’Europa che solo oggi – ma non è certamente così – sembra iniziare a capire quanto può essere grave la crisi nuovamente aperta in Siria.
La Germania in particolare che con la Turchia ha un rapporto diretto che risale addirittura agli inizi del ‘900.
I Turchi dell’Impero Ottomano – qualcuno dovrebbe dirlo a Trump che ha rimproverato ai Curdi di non essere sulle spiagge della Normandia del giugno 1944 contro Hitler, in aiuto degli USA – nella Prima guerra mondiale, erano alleati della Germania del Kaiser.
Sulle spiagge dei Dardanelli (1915-1916) si opposero allo sbarco degli anglo-francesi, con l’aiuto di consiglieri militari e mitragliatrici arrivate da Berlino.
Il piano, ideato da Winston Churchill in persona, all’epoca Lord dell’Ammiragliato, fallì miseramente.
Il corpo di spedizione Alleato, con in testa reparti australiani e neozelandesi, dovette ritirarsi dopo aver subito fortissime perdite.
La zona dei combattimenti, a Çanakkale, Turchia del nord ovest, verso Eceabat, è quella della penisola di Gallipoli.
Una località, sul mare, bellissima che vale la pena di visitare, meta ogni anno di turisti australiani e neozelandesi che vanno alla ricerca della storia dei loro nonni e bisnonni caduti su queste bellissime spiagge, nella sfortunata campagna.
All’epoca, i sommergibili tedeschi siluravano le navi alleate che cercavano di avanzare verso Costantinopoli (oggi Istanbul).
Tanto che ancora oggi l’area è un cimitero di navi affondate. Paradiso dei subacquei esploratori di relitti
https://goodplaces.travel/it/pretty/active/dayving-v-chanakkale/46998
All’epoca, a dirigere il tiro contro il corpo di spedizione, c’erano alcuni dei futuri dirigenti e creatori della nuova Turchia moderna come il colonnello Mustafa Kemal, Atatürk, ovvero il ‘padre dei turchi’.
Atatürk, da eroe di guerra per aver sconfitto gli eserciti europei, divenne Presidente della Repubblica di Turchia (1922-1938) e creò un paese laico di musulmani, alle porte d’Europa.
Oggi la sua figura è ancora oggetto in Turchia di una vera venerazione civile e politica.
Tanto che insultarlo è un reato a più di 80 anni dalla sua morte.
Anche il regime di Hitler, fin dagli anni ’30, ebbe rapporti amichevoli con la Turchia.
Il governo di Istanbul rimase neutrale, ma stipulò anche un trattato di amicizia col Fuhrer (fondamentalmente ostile alla Chiesa cattolica), che avrebbe voluto l’entrata in guerra della Turchia contro gli Anglo- americani e il coinvolgimento di altri paesi legati all’Islam.
Non ci riuscì, ma la Turchia neutrale, fu base di spie naziste (il famigerato Cicero) e ci fu addirittura la creazione di reparti di SS musulmane, per lo più bosniaci ma anche di altre etnie, che parteciparono al conflitto mondiale.
Contro gli USA e gli Alleati.
La Turchia ha continuato nel dopoguerra ad avere rapporti importanti con la Germania.
Già negli anni 80, nella Germania federale, col Muro di Berlino ancora in piedi, esisteva una forte comunità turca.
Il quartiere di Kreuzberg a Berlino Ovest era abitato da migliaia di emigrati turchi. Ancora oggi i Türken in Deutschland, rappresentano la più grande comunità straniera del paese con quasi 3 milioni di residenti (moltissimi ancora col passaporto turco).
A questi cittadini musulmani si sono aggiunti negli ultimi anni centinaia di profughi siriani e iracheni.
Che la Germania, dopo avere selezionato letteralmente con un programma di integrazione fantascientifico rispetto a quello, per esempio italiano, sta inserendo nel suo contesto sociale e persino nelle forze armate.
https://menslife.it/la-germania-il-riarmo-e-larruolamento-di-stranieri-e-immigrati/
La Germania fornisce, come l’Italia, armi al governo di Erdoğan oltre ad avere consistenti rapporti commerciali.
La Merkel, durante il tentato golpe del luglio 2016, mentre il Presidente turco fuggiva dalla capitale a bordo del suo aereo privato, aveva negato il permesso di atterraggio in Germania.
Erdoğan aveva ripreso il controllo del paese, con fortissime repressioni, ma l’accaduto ha increspato i rappporti con la Cancelliera. E con l’Europa.
La Turchia fa parte della NATO (OTAN).
L’Alleanza atlantica che dal dopoguerra difende l’Europa e l’Occidente, originariamente dall’URSS del Patto di Varsavia oggi da minacce internazionali.
La NATO opera sotto la guida degli Stati Uniti che mantiene basi avanzate – sia pure ridotte – in tutta Europa.
E la Turchia, per numero di uomini e mezzi, è dopo gli Americani, il secondo paese presente nell’Alleanza.
Tanto che partecipa a:
- Manovre
- Esercitazioni
- Piani di difesa
- Operazioni militari
come accaduto nella ex Jugoslavia tra il 1996 e il 1999 nel conflitto del Kosovo.
Quella guerra fu tra l’altro combattuta dalla NATO e dall’occidente per difendere il nascente stato musulmano contro l’aggressione della Serbia cristiana e ortodossa.
Oggi lo stato kosovaro con capitale Pristina, è un’enclave musulmana alle porte dell’Europa, candidata a diventare membro dell’Unione Europea con la Serbia, il Montegro ortodossi, la Macedonia del nord (che ha aderito alla NATO) e altri paesi legati all’Islam come Albania, Montenegro, e Bosnia Erzegovina.
La Turchia ha chiesto di aderire all’Unione Europea dagli anni 80.
Fino ad oggi le trattative sono state regolarmente rinviate.
Uno dei paesi più impegnati, fino ad oggi almeno, nella difesa dell’Occidente e dell’Europa, non riesce and entrare nel consesso dei 28, che verrà ridotto con l’uscita della Gran Bretagna e la Brexit.
Anche i singulti britannici per l’uscita dall’Europa incideranno sulla forza della NATO.
L’uscita di Londra spinta dai “leave” potrebbe avere effetti non solo su dazi e dogane ma anche sulle strutture di difesa occidentali.
Un capitolo, Boris Jhonson permettendo ancora tutto da scrivere.
Nel frattempo l’Europa, specialmente la Francia con appoggio tedesco sogna la nascita di una vero esercito europeo, EUROFOR che di fatto già esiste e pagano tutti i partner, Italia compresa.
La guerra aperta da Erdoğan con l’operazione “peace spring” apre una nuova delicata crisi per l’Occidente e ne evidenzia le contraddizioni avute anche nella guerra contro i terroristi tagliagole dell’Isis.
Gli appoggi, nella guerra in Siria, sono stati a dir poco ambigui e contraddittori anche da parte degli Americani e della loro intelligence.
La guerra ha coinvolto anche altri paesi dall’Arabia all’Iran fino a Israele.
I Curdi, dopo combattimenti che hanno visto partecipare persino liberi combattenti italiani, come Lorenzo Orsetti (anarchico), caduto in combattimento nel marzo di quest’anno, mentre si batteva contro l’Isis.
Nel mezzo silenzio, dei media italiani.
Le donne Curde armate di fucile stanno già pagando il prezzo della loro lotta. Alcune delle figure più importanti sono state assassinate da agenti al soldo di Ankara.
In Siria ci sono ancora 12mila prigionieri dell’ex esercito terrorista dell’ISIS e si calcola 70mila persone compresi donne e bambini delle famiglie del caduto Stato islamico.
Cosa fare ? L’Europa sta reagendo?
Tra i provvedimenti allo studio dell’UE:
- stop alla vendita di armi di cui la Turchia è un grande cliente con commesse da Germania (tedeschi sono i Leopard che avanzano in Siria) e Italia
- embargo economico e sanzioni, come ventilato da Trump
- stop all’acquisto di risorse e petrolio
Ipotesi estrema l’intervento di una forza di peace keeping nella zona cuscinetto tra Siria e Turchia.
Ma la crisi coinvolge la NATO, l’Europa le alleanze complica gli equilibri e crea nuovi problemi primo fra tutti il destino dei profughi nei campi Turchi e Siriani per i quali l’Unione Europea paga 6 miliardi di Euro al governo di Erdoğan.
Con l’incarico di bloccare la cosiddetta rotta balcanica dalla quale arrivano in Europa non solo i Siriani ma perfino profughi da Pakistan e Afghanistan.
“Una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia invece del Sole“, diceva, spiegando teoria del caos nel film Jurassic Park la paleobotanica Ellie Sattler (Laura Dern).
Il caos globalizzato dietro l’angolo e i potenti della Terra, che fino a ieri hanno sbraitato su dazi e guerre commerciali, rischiano di farci trovare tutti in una guerra vera.
La Guerra in Siria: Anche l’Italia è chiamata a intervenire.
Il governo Conte 2 ha un certo standing spendibile, sul versante internazionale.
Quello che i governi e movimenti sovranisti o totalmente alternativi (vedi M5Stelle e Lega a anche movimenti francesi e europei) non sono riusciti ad ottenere.
Paolo Gentiloni, neo-designato commissario europeo per gli Affari economici, dovrà necessariamente occuparsi di una crisi che non sarà solo militare ma economica e geopolitica.
L’Italia, negli anni 90, Massino D’Alema premier, fece la guerra in Kosovo con la NATO e gli USA, con i suoi bombardieri – ma anche con l’intelligence e i reparti speciali – attivamente impegnati nell’offensiva contro le basi della ex Jugoslavia.
Con buona pace delle bandiere arcobaleno sui balconi.
Una guerra? Italiani in Siria per fermare i Turchi?
Politicamente sarebbe un altro strappo, l’ennesima all’etica da Meetup dei 5 Stelle.
Dopo la TAV, la TAP e il dibattito ancora aperto con Autostrade, dopo il crollo del viadotto di Genova e la trattativa saltata con Alitalia.
Dopo tanti dibattiti sul nulla e la politica spettacolo da Papete, usata come arma di distrazione di massa, arrivano le crisi vere. In Siria c’è una crisi vera.
Se Erdoğan aprirà le rotte dai Balcani una massa dolente in fuga dalla guerra rischia di piombare sull’Europa da Est come da Sud, con la Libia ancora in pieno marasma politico militare.
Non si può aspettare. La Storia non aspetta.
Avanza come un rullo compressore. Anche se non vogliamo.
Come accade 80 anni fa ai pacifisti che per l’appeasement britannico e la miope neutralità della Francia, non si opposero subito a Hitler.
https://it.wikipedia.org/wiki/Appeasement
“Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra”,
commentò Churchill ne 1938, di quei politici poco lungimiranti e dissennati, alla vigilia del più grande conflitto della storia umana,
Speriamo che anche i nostri politici, come quelli che reggono i destini del mondo, siano in grado di gestire la situazione.
E intervengano presto per fermare una nuova guerra che rischia di coinvolgerci al di là dei sovranisti, dei porti chiusi e delle politiche migratorie.
Tempo di lettura: 2’00”
Foto tratta da: https://www.repubblica.it/esteri/2019/10/12/news/turchia_siria_terroristi_curdi_ostaggi-238334340/