Osservatorio Social Vip: Stefano Chiarazzo

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di Fabio Bandiera

Calato il sipario sulla settantunesima edizione del Festival di Sanremo è tempo di bilanci e consuntivi per quella che sarà ovviamente considerata e ricordata come una stagione unica ed irripetibile da consegnare al libro degli annali.

L’assenza di pubblico e del rituale glam circostante ha da un lato svuotato il circo mediatico tradizionale, ma dall’altro ha consegnato all’era dei social un ruolo cruciale di fruizione e condivisione, in linea con le nostre quarantene digitali alle quali ci stiamo ahimè abituando.

Evoluzione obbligata, ma anche ghiotta opportunità per l’Osservatorio Social Vip di Stefano Chiarazzo che si è sbizzarrito nell’analizzare i dati dei social prima, durante e dopo le diverse edizioni raccontando tendenze e curiosità sul suo blog Pubblico Delirio, collaborando anche con Fanpage, Wired e Petra Loreggian di RDS.

Da quattro anni, grazie alla collaborazione con Radionorba e TIM Data Room, con diversi conduttori tra cui lo Station Manager Alan Palmieri, Federico L’Olandese Volante e Veronica commenta le diverse serate attraverso i contenuti, le conversazioni e interazioni degli italiani sui social media.

L’intento è sempre quello di condividere divertendosi l’evolversi in real time sui vari social, da Facebook a Twitter a Instagram, dell’evento per eccellenza con un tocco leggero e al tempo stesso divulgativo seguendo ed analizzando la scia di post, tags e followers.

Abbiamo avuto il piacere di discutere con il quarantatreenne consulente di reputazione aziendale e di comunicazione digitale gli aspetti salienti e di per sé anomali che hanno caratterizzato l’ultima edizione sanremese, un anno zero di sicuro rivoluzionario che ha offerto degli spunti interessanti sui quali è necessario riflettere.

Stefano buongiorno, partiamo dai dati. Un festival anomalo, l’impatto sui social di un’edizione unica ed irripetibile?

Ci stiamo abituando sempre più al “double screen”.

Mentre guardiamo Sanremo twittiamo, ci confrontiamo su Facebook, guardiamo i video delle canzoni in gara su YouTube, mettiamo like agli outfit dei cantanti e degli ospiti che stanno per salire sul palco, conosciamo meglio la discografia degli artisti su Spotify e, novità ancora di nicchia di quest’anno, chiacchieriamo nelle stanze di Clubhouse.

Ed ecco che l’evento musicale più amato batte anno dopo anno i suoi record.

L’ufficio stampa RAI parla di Festival più social di sempre, con 4 milioni di conversazioni e 30 milioni di interazioni.

Il messaggio forte, volerci essere nonostante la pandemia per dare un segnale di pseudo-normalitá?

La polemica sull’approccio “show must go on” in un anno così complesso non è mai realmente scemata e potrebbe aver influito sul calo del numero di spettatori rispetto all’edizione 2020.

A mio parere ci sono due segnali che indicano quanto servisse questo “Festival della Rinascita”, come definito dai suoi organizzatori:

La canzone vincitrice – energetica, “fuori di testa”, liberatoria – e lo stesso boom di interazioni sui social media che dimostra la grande voglia di stare insieme, anche se distanti.

Amadeus e Fiorello all’altezza della situazione? Festival sobrio, ma leggero grazie a loro?

Come dichiarato dallo stesso Amadeus siamo tutti arrabbiati.

Serviva abbassare i toni, sorridere e fare sorridere ma dando il giusto spazio a tematiche sempre più importanti e sentite come coesione sociale, parità di genere e rispetto delle regole sanitarie.

Il fatto che le incursioni e le performance di Fiorello siano state così twittate mostra la necessità di leggerezza e prenderci tutti un po’ in giro.

La Rai ha giustamente chiesto a loro di andare avanti, ma Amadeus si è espresso contrariamente.

Visti gli ascolti e i precedenti illustri, Pippo Baudo ne ha condotti tredici con cinque di fila tra il 1992 e il 1996, non vedo perché non possano continuare.

Sarà di sicuro argomento di discussione ed in continua evoluzione.

Le tematiche e le situazioni che hanno mosso di più sui social?

Anche quest’anno hanno vinto la musica e lo spettacolo.

Vincitori assoluti i Maneskin, i concorrenti più twittati in tutte le serate dove si sono esibiti, grazie ad una libertà espressiva, un’energia rock e un susseguirsi di look iconici che hanno affermato la fluidità di genere sul palco dell’Ariston.

Tra gli ospiti fissi e co-conduttori Elodie ha vinto come numero di menzioni, conquistando tutto con le sue capacità artistiche unite alla sua bellezza e eleganza mentre Achille Lauro è stato tra i più divisivi con i suoi “quadri” a metà tra performance musicali e teatrali.

Come sempre sui social, tutti attenti e spietati nei confronti di un microfono che non funziona, come nel caso di Fasma, o note stonate e parole fuori posto.

Le polemiche solite si sono ridimensionate quest’anno o hanno preso forma in modalitá diversa?

Le polemiche a Sanremo non mancano mai, e non devono mancare, perché tengono alta l’attenzione e pongono l’accento su argomenti caldi italiani e internazionali.

Dall’assenza del pubblico in sala alla partecipazione ad Irama che ha vissuto la gara in modalità “smart working”, il COVID è stato un tema palpabile.

Le vere e proprie polemiche, che Amadeus ha dovuto gestire, hanno avuto a che vedere con la parità di genere:

Dai fiori di Sanremo alle sole donne, a quel «direttore/direttrice» d’orchestra di Beatrice Venezi e al monologo sulle donne di Barbara Palombelli.

Festival che viaggia tra Orietta berti e I Maneskin, mondi paralleli che non si incontreranno mai, o la contaminazione é un valore aggiunto?

Da sempre, il Festival di Sanremo ha l’arduo compito di abbracciare visioni, gusti e punti di vista anche antitetici, leggendo e rappresentando al meglio i cambiamenti della società.

Orietta Berti è riuscita con la sua spontaneità, immediatezza e i suoi look classici ad entrare nei trending topic:

Non rappresenta solo il passato, ma anche l’oggi per una grande fetta della popolazione italiana.

I Maneskin sono il presente e il futuro per le nuove generazioni.

Penso che attraverso una narrazione che crei i giusti ponti generazionali uno più uno possa sempre fare tre.

Qual è a tuo avviso il messaggio sostanziale che Sanremo ha voluto dare quest’anno?

Penso che il messaggio che si è voluto dare sia l’importanza di ripartire, nonostante tutto.

Un segnale importante per il settore dello spettacolo, in grande difficoltà, ma che in qualche modo possa essere letto da tutti rispetto alla propria specifica realtà.

Non solo, dunque, una velleità di intrattenimento ma una volontà di infondere positività nelle persone.

In attesa di potere ripartire davvero.

Fabio Bandiera

Tempo di lettura: 2’30”

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