Un problema che interessa molte persone, soprattutto uomini. Ma cos’è questo disturbo? E come si cura? Lo abbiamo chiesto all’otorinolaringoiatra, il dott. Alessandro Passali.
Amici di Men’s Life, un saluto a tutti.
Siamo qui oggi con il dott. Alessandro Passali, otorinolaringoiatra, presso l’Ospedale Motta di Livenza, in provincia di Treviso.
Buona sera Alessandro.
Buona serata Roberto!
Con Alessandro Passali oggi parleremo di acufene. Un argomento che abbiamo già trattato su Men’s Life e che ha ricevuto un particolare successo, per cui ti chiedo: Che cos’è l’acufene e come si manifesta.
Ha avuto particolare successo perché l’acufene è un problema estremamente comune, è un disturbo che assilla un sacco di gente.
Fondamentalmente è un rumore che non dovrebbe esserci, persistente. Che può essere un po’ più o un po’ meno fastidioso a seconda di quanto siamo stanchi o stressati.
Io lo definiscono come una lesione del nervo acustico.
Ci sono delle persone più a rischio di altre?
Sì. Tutti quelli che sono esposti ai rumori. Essendo una lesione del nervo acustico, che quando è esposto ad un rumore costante, come avviene in certe categorie professionali, tende nel tempo a danneggiarsi e quindi a creare il disturbo.
Ci sono poi altre categorie di persone, per motivi genetici, per motivi ambientali o per altri motivi, che tendono a sviluppare l’acufene.
Le cause sono molteplici. Ci sono motivi farmacologici, motivi degenerativi, fatti virali; una delle cose più comuni: un’infezione virale che in qualche maniera riesce ad attaccare il nervo acustico e crea il disturbo.
Quali esami bisogna fare per diagnosticarlo?
I pazienti che soffrono di acufene finiscono dall’otorino, e questo chiede una audiometria. Quando nell’audiometria c’è una lesione, la perdita di alcune tonalità, l’acufene è in genere il disturbo che si accompagna, con un calo uditivo settoriale, di solito settoriale, su alcune frequenze; quelle più colpite sono le frequenze acute, perché di solito portate dalla periferia del nervo, che è la parte più delicata del nervo, la prima a danneggiarsi e quindi a funzionare di meno.
Ci sono rimedi, cure?
Essendo un problema che affligge tante persone, in linea di massima sono usciti tanti farmaci. Dal mio punto di vista bisogna prima individuarne la causa. Se questa è una lesione sensoriale, come avviene nell’80% delle situazioni, il disturbo può andare via, senza l’aiuto dei farmaci.
Ci possono essere anche altre cause che portano all’acufene. Una delle più comuni, che non sia la lesione del nervo acustico, sono le persone che digrignano i denti (bruxismo), in questo caso mettere il bite può risolvere il problema. Io consiglio di andare dal dentista, per vedere se c’è un’usura particolare che potrebbe giustificare il digrignare la notte. Mettere un bite può andare a buon fine facendo passare il disturbo.
Un’altra causa sono i disturbi della cervicale: le persone che hanno problemi di questo tipo, con un meccanismo non perfettamente conosciuto, possono avere sia vertigini che problemi di acufene. Trattando la cervicale si può migliorare il disturbo.
Un altro aspetto da approfondire è il disturbo vascolare. Se parliamo di un over 50, che ha un disturbo sorto improvvisamente e ha disturbi vascolari, fare un ecocolor doppler dei vasi epiaortici può essere indicato, perché qualche raro caso può dipendere proprio da problematiche vascolari. In questo caso una farmacologia che aiuta la circolazione può aiutare a ridurre il disturbo.
La stragrande maggioranza dei casi è però legata ad una usura del nervo acustico, in cui alcune cellule malfunzionano. Esiste una farmacologia di tantissimi farmaci, che sono più che altro prodotti da banco, integratori, medicine alternative che aiutano il microcircolo.
Nella mia esperienza ho avuto un buon risultato nell’uso di ansiolitici. Chi ha un acufene ed è ansioso, facendo una terapia ansiolitica, ne riduce la percezione.
Negli anni 90 hanno fatto uno studio farmacologico in Veneto sugli acufeni, disturbo che affliggeva un’infinità di persone: hanno preso mille pazienti con un disturbo importante e gli hanno sottoposti a delle terapie invasive: il cortisone una volta a settimana, una flebo di mannitolo, gli veniva fatto respirare un gas, facevano iniezioni di vitamina B12. Quindi una terapia importante, durata un anno. Paragonati ad un gruppo di pazienti di Nairobi, ai quali veniva detto “Vai a letto presto, riposati!”.
Al termine di un anno di cura, i 1000 pazienti di Nairobi stavano molto meglio degli italiani.
Questo per dire che dal punto di vista terapeutico, nonostante ci siano dei medici che se ne occupano quasi specificatamente, e quindi vengono periodicamente proposte delle terapie: ad esempio a Milano fanno ascoltare delle frequenze, nel tentativo di sopprimere quelle cellule che creano il problema.
Educare il cervello a non sentire quel rumore. Non so con che beneficio o se effettivamente abbia successo. Nella pratica, quello che vedo io, perché a me capita di vedere pazienti che hanno girato già altri colleghi, grandi risultati non ce ne sono. Ti danno una terapia, ma poi in realtà se il problema è legato ad una lesione neuro-sensoriale chi ce lo ha se lo tiene.
C’è da dire, di positivo, che chi ce l’ha, se accetta il problema, dopo un periodo di tempo tende a non sentirlo più a non farci più caso.
Un rumore di sottofondo, che scompare facendo altre cose.
Se io ti dico “Hai l’acufene?”, ci fai caso e dici “Si, è vero, ce l’ho!”, ma magari per settimane non te ne eri neanche accorto. Non ti disturba il sonno, non ti da più fastidio.
Se viene accettato, se ci si “arrende”, la sintomatologia migliora drasticamente.
Ne soffrono più gli uomini o le donne?
Più gli uomini! Ma per un fatto di usura, perché spesso i lavori usuranti, chi lavora nei cantieri, operai, chi usa il martello pneumatico, sono svolti dagli uomini. Non c’è una vera ragione legata al sesso.
Qualche altro consiglio che ti senti di dare ai nostri ascoltatori?
L’udito va difeso. Quindi evitare qualsiasi attività rumorosa, quindi mi devo proteggere: con tappi, cuffie, anche quando metto un chiodo sul muro, taglio il prato, ascolto la musica, sempre deve essere fatto. Altrimenti l’acufene può saltare fuori con grande facilità.
Quindi un consiglio di prevenzione anche per i giovani, che sono abituati ad ascoltare la musica a volume inaudito.
Sì, il trauma acustico può creare l’acufene anche in un giovane. A chi viene poi corre il rischio di doverselo tenere.
Un’altra cosa importante è se il disturbo è monolaterale, in questo caso va approfondito. Perché ci sono rarissimi casi dei tumori benigni, come il neurinoma dell’acustico o anche delle cisti, che possono essere all’origine del problema. Quindi la monolaterallità del disturbo va indagata.
In che modo? Va fatta una risonanza?
No va fatta prima una radiometria, per vedere se il problema c’è anche sull’audiometrico, dopo di che va fatto un esame che si chiama ABR (Auditory brainstem response), che detto in modo grossolano è un metodo per capire come “circola l’elettrica nel nervo”. Se si riscontra un’anomalia, allora vale la pena di andare su esami più invasivi, come la risonanza senza mezzo di contrasto, un esame un po’ più complesso.
Grazie Alessandro, sono sicuro che questo argomento interesserà moltissime persone.
Ti invieremo di nuovo sul nostro blog.
Redazione di Men’s Life
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