Cos’è un percorso di coaching e a cosa serve?
Passare dal punto α al punto Ω
Dall’ As Is al To Be
Questo si legge e si studia.
Ma un percorso di coaching è qualcosa di molto più articolato e complesso.
Raramente infatti si analizza a fondo la situazione di partenza, che evidentemente non ci soddisfa più, e ancor meno ci è chiaro cosa vogliamo ottenere.
Il coaching è una disciplina che, lentamente ma inesorabilmente, sta crescendo sia all’interno delle aziende più illuminate, sia tra coloro che hanno saputo comprenderne e apprezzarne l’efficacia.
Esistono molte definizioni e molte metodologie, tutte valide.
Chi decide di intraprendere un percorso di coaching dovrà trovare un professionista, credibile e autorevole, che utilizzi un metodo che sia in linea con il proprio schema di valori e con il quale sia in grado di entrare in perfetta empatia.
Un percorso di coaching non produrrà risultati se questi elementi dovessero mancare.
Nel mio protocollo ho individuato sei fasi che compongono un percorso di coaching:
La prima fase che da inizio al percorso di coaching è quella della “percezione di un disagio”.
Qualcosa nella nostra vita non ci sta più bene.
Può riguardare una qualsiasi delle seguenti aree:
- Benessere fisico
- Soddisfazione professionale
- Situazione finanziaria
- Relazioni
- Affetti
- Amore
- Spiritualità, intesa come senso della vita
Capita spesso che, chi percepisce un disagio, non sia in grado di collocarlo con precisione in una di queste aree o che, il disagio riguardi più aree, magari collegate tra loro, ma non si riesca a capire quale sia la principale.
In questa fase, il supporto di un coach può essere determinante.
Esistono molti strumenti che un bravo coach può utilizzare per passare alla seconda fase che è quella del “desiderio di cambiamento”.
Cambiamento inteso come “crescita” o “miglioramento”.
Può anche capitare che il cambiamento avvenga a prescindere dalla nostra volontà.
In questa fase il coach deve scavare a fondo per trovare le giuste motivazioni e le giuste convinzioni.
Deve verificare che il cambiamento auspicato sia in linea con lo schema di valori della persona che si sta supportando.
Questo cambiamento può realizzarsi attraverso una “scelta”, può consistere nell’acquisire nuove “competenze” oppure può riguardare il rapporto o la “relazione” con altre persone che ricoprono un ruolo importante nella nostra vita.
Anche in questa fase il contributo del coach è fondamentale e, solo se il lavoro è ben fatto, si potrà passare alla terza fase, “prendere la decisione di agire“.
Una decisione senza azione resta un sogno, un’azione senza decisione può diventare un incubo.(cit I. Pentimalli)
Solo a questo punto si potrà passare alla quarta fase quella della “definizione degli obiettivi”.
Libri e corsi ti insegnano che gli obiettivi devono essere:
- Specifici
- Misurabili
- Raggiungibili
- Realistici
- Temporizzabili
- Etici
- Sostenibili
Su ognuna di queste caratteristiche si potrebbero scrivere tesi a fare conferenze.
Ancora una volta io penso che un bravo coach debba essere in grado di verificare che ci siano le giuste motivazioni, che gli obiettivi siano effettivamente in linea con lo schema di valori della persona che ha chiesto supporto e che nel raggiungerli, quest’ultimo, utilizzi le proprie potenzialità.
Le giuste e consapevoli motivazioni ci daranno la forza di partire e ci sosterranno durante tutto il viaggio, grazie alle nostre potenzialità, in primis la perseveranza, arriveremo al traguardo.
A questo punto il bravo coach potrà dare una mano a definire un piano di azione (fase cinque) e a monitorarne la sua effettiva esecuzione e, se è il caso, apportare degli aggiustamenti (fase sei).
Qualcuno sicuramente non sarà d’accordo, ma è mia opinione che nelle fasi cinque e sei, il supporto del coach sia “marginale” e magari potrebbe essere necessario il supporto di un altro esperto autorevole.
Anche qui, a mio avviso, vale il “Principio di Pareto”:
- 80% psicologia (perché cambiare?)
- 20% tecnica (come cambiare?)
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