Gli infortuni alla mano negli sportivi

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Gli infortuni alla mano e ai polsi sono molto frequenti in chi pratica sport. Ecco quali sono i più comuni e come si curano.

L’organo più colpito dagli infortuni quando si fa sport? È la mano! Questo organo così delicato e complesso può rimanere coinvolto in numerose tipologie di problematiche: tendiniti, traumi, lussazioni e fratture. Gli infortuni alla mano e ai polsi possono essere la conseguenza di un incidente ma anche di un uso eccessivo dell’arto.

Quali sono gli infortuni alla mano più frequenti tra gli sportivi?  

Alcuni infortuni sono talmente comuni in alcuni sport da prenderne persino il nome. È il caso dell’epicondilite un’infiammazione tendinea tipica del tennista e per questo meglio conosciuta come “gomito del tennista”. Un altro esempio è la “frattura del pugile”, cioè la frattura che riguarda la testa del quinto metacarpo e che avviene tipicamente nei traumatismi a pugno chiuso.

Discipline sportive come arti marziali e rugby possono portare a fratture della mano e del polso.

La più diffusa è quella dello scafoide. Sempre nel rugby e anche nell’arrampicata, sono frequenti anche le disinserzioni tendinee, in cui il tendine coinvolto si stacca dall’osso a cui è ancorato provocando una frattura.

Diffusa anche la lesione della placca volare, soprattutto negli sport in cui può esserci un contatto violento con una palla (basket, pallavolo, pallanuoto, calcio nell’atto di parare). Si tratta di una lesione del legamento che impedisce l’iperestensione delle dita.

Vi sono poi una serie di condizioni che comportano un sovraccarico dell’attività muscolare, dovuta a movimenti ripetuti nel tempo, tale da non provocare lesioni ma un’inabilità temporanea.

Nel motociclismo, ad esempio, i muscoli dell’avambraccio continuamente sollecitati vanno incontro alla “pump arm syndrome”, caratterizzata da formicolii e perdita di forza.

Quali sono le cure?

I traumi e lesioni hanno generalmente un approccio di tipo chirurgico. Quando ci trova davanti a traumi sportivi abbastanza importanti, si ricorre a interventi in chirurgia open, cioè con accesso chirurgico a cielo aperto.  Nei casi meno complicati è possibile usufruire di interventi mininvasivi in cui le incisioni sono di pochi millimetri.

Dopo l’intervento, sono fondamentali la riabilitazione fisioterapica e l’impiego di tutori adeguati. L’obiettivo è di far riacquisire allo sportivo la capacità di movimento e guidarlo verso un recupero completo.

Per alcune patologie croniche dello sportivo, invece, l’approccio è di tipo conservativo. Figura chiave è il fisioterapista che insegna le tecniche da usare per non sovraccaricare il muscolo e per decontrarlo una volta che è stato sollecitato troppo a lungo.

Fonte: Humanitas

 

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