L’esigenza di una medicina personalizzata e umana

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di Claudio Razeto

Medicina personalizzata:

Medice, cura te ipsum (Medico, cura te stesso)”, dal Vangelo secondo Luca

La celebre locuzione latina era riferita ai difetti propri e altrui.

Ma visto i tempi, credo che si adatti bene alla nostra medicina e a come generalmente ci curiamo. E ci curano.

Praticamente, senza nemmeno guardarci.

Medico, cura te stesso potrebbe essere interpretato, oggi, come: dottore, cura gli altri, come faresti con te stesso.

Medicina personalizzata: Un approccio più personale e umano. 

Meno distaccato e distante. Personalizzato.

Addentrandomi, mio malgrado, nei meandri della medicina ospedaliera e dell’oncologia ho scoperto che il primo referente e assistente dei medici, infermieri e specialisti, sono io…cioè il paziente.

Non è ammesso un atteggiamento inerte e passivo.

Così come per lavorare bene, non basta trascinarsi in ufficio e scaldare la sedia davanti al computer, anche andare dal medico richiede la nostra attenta partecipazione.

Sembrerebbe scontato. Ma non lo è.

In un iter che va dalla visita alla diagnostica, alla definizione della patologia, alla terapia o all’intervento, il paziente deve operare attivamente.

Soprattutto fornendo informazioni corrette.

Sapere, capire, interpretare se il caso anche obiettare.

Anche quello che ci dicono i dottori.

Se ci si vuole curare davvero.
Il motivo?

Sta nella struttura stessa del nostro servizio sanitario.

E nelle sviste in cui può fatalmente incorrere.

Nel fatto che si può stare anni con un disturbo apparentemente innocuo.

Che magari è l’allarme di una patologia più grave.

Scambiato per altro e curato con farmaci da banco.
S

enza che nessuno, in primis i medici, se ne accorgano.

Trovandosi, poi, inevitabilmente nei guai.

Noi pazienti!

La mia generazione è passata, dal medico di famiglia vecchio stampo, a quello di oggi, produttore di ricette, certificati e blande visite mediche.

Un tempo il primo approccio alle patologie, era fisico.

Personale. Diretto.

Partiva dalla visita a casa da parte del medico di base.

Fino alla visita dallo specialista, per accertamenti e prescrizione di cure.

Diciamo che con i “vecchi” dottori, che ti conoscevano per nome, si era quasi sempre in buone mani.

Fin dai primi sintomi.

Ma quei tempi sono passati da un pezzo.

Forse già dall’epoca di Ugo Tersilli, medico della mutua, dell’indimenticabile Alberto Sordi.

Quello che passava da una stanza all’altra dello studio medico, con visite a cronometro ai mutuati.

Oggi, salvo i casi di piccole comunità, il medico, a casa, non viene nemneno se hai 41 di febbre.

Nemmeno il pediatra per i bambini.

Medicina personalizzata: Ci si cura per telefono, email, sms o WhatsApp.

E con i pensionamenti dei medici di base si rischiano ” buchi” anche su quel fronte.
La diagnostica è affidata a una mole di analisi.

Non sempre utili.

Lo specialista, con lista di attesa, o più celere, se a pagamento, è il primo a vedere veramente il paziente.

Le visite si possono fare anche dal medico di base, ma raramente sono risolutive, fatti salvi piccoli malanni.

Anzi sono spesso in ambulatori strapieni, dove si rischia di ammalarsi sul serio.

Insomma il rapporto medico paziente si è un pò perduto, in qualità, anche per la quantità esagerata di persone che il medico di base può e deve seguire.

Di contro la medicina si è sempre più massificata.

Siamo numeri e basta.

Percentuali. Questo anche dal punto di vista farmaceutico.

La bontà o meno di una cura o di una medicina è basata sul range percentuale di efficacia.

Una stima che non si basa sul 90 o sull’80 per cento di riuscita.

A volte anche il 30 o 40 per cento è considerato un buon risultato.

Ma resta da chiedersi cosa succede al 70 o 60 per cento che resta fuori da questa analisi e per i quali la cura non funziona.

In alcuni campi, i più delicati come l’oncologia, sta invece emergendo un tendenza completamente contraria. 

Quella della medicina personalizzata.

Mentre la chirurgia, grazie alle nuove tecnologie, diventa sempre più di precisione e mirata.

La medicina “ad personam” è basata su ognuno di noi.

Ognuno di noi è un “tipo” fisico. Simile agli altri. Ma inevitabilmente diverso.

E si può fare un quadro che racconta la nostra storia. Con i suoi punti di forza e quelli più deboli.

Il medico vecchio stampo, conosceva il suo paziente, personalmente.

Magari “seguendolo” tutta la vita.

Ogni prescrizione era personalizzata e mirata.

Poi è intervenuta la medicina di massa che ci ha livellato tutti.

Massificando cure e terapie.

La scienza medica sta “riscoprendo” oggi, la persona-paziente.

E verificando una maggiore efficacia adottando cure e farmaci “personalizzati” e mirati.

https://www.ohga.it/medicina-di-precisione-e-medicina-personalizzata-conosci-la-differenza/

Dalle patologie più comuni del singolo fino, addirittura, al codice genetico, al DNA.

Ogni dato “specifico” è utile ad individuare la cura più idonea ed efficace.

Cure su misura.
Questo non solo per le nuove cure anti-tumorali, ma persino per i farmaci e la loro interazione sul singolo soggetto, in altre patologie.

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2020/02/17/ascoltata-la-voce-dei-tumori-apre-a-cure-su-misura-_512fe5ec-f853-4e52-b9b7-3fba6b22d14f.html

È un pò la riscoperta di un nuovo umanesimo, in medicina.

Un’approccio che può valere anche per i tanto discussi vaccini, che sono invece l’espressione più forte della medicina di massa.

Anche per quelli uno studio personalizzato eviterebbe rischi e paure.

Ferma restando l’esigenza di farne uso, specie per i virus e le malattie più contagiose e letali.

La tecnologia in questo potrebbe venirci in aiuto.

Basterebbe che ognuno di noi conservasse una sorta di banca dati personale della propria storia “clinica”. I precedenti.

Le tendenze genetiche ereditarie e di famiglia.

Gli interventi chirurgici subiti. Le intolleranze e le allergie.

Le analisi nel corso degli anni.

Un album personale informatizzato, magari tramite un’App in cui inserire ogni nuovo dato.

Dall’infanzia alla maturità.

Come dire: paziente, conosci te stesso e informatizzati !

Ogni persona potrebbe aggiornare l’ App segnando i farmaci presi e le eventuali interazioni.

Le malattie. Gli episodi.

Spesso si tratta di campanelli d’allarme che sottovalutiamo.

Facendoci ignorare quella prevenzione che può addirittura salvarci la vita. Nei casi più gravi.

Il fattore tempo è fondamentale in medicina.

La tempestività permette di risolvere una patologia anche grave, con interventi meno invasivi e pericolosi.

E allo stesso tempo dare un taglio ai costi.

Ma per prevenire bisogna avere un quadro chiaro della situazione.

Aggiornare la nostra App biologica potrebbe essere un modo.

Tra tanti touch agli smartphone per post e messaggini futili, sarebbe un uso interattivo delle nuove tecnologie utile al sistema e, cosa più importante, alla nostra salute.

Medicina personalizzata: Un biglietto da visita medico-sanitario.

Che a livello collettivo potrebbe rappresentare una banca dati comune, molto utile nelle emergenze come il Covid.
Nella tutela della privacy, ma pronta in caso di emergenza.
Ma per ottenere questo serve una vera rivoluzione tecnologica.

L’Italia, tanto per cambiare, è indietro. Sia sul fronte dell’informatizzazione che delle Startup di settore.

https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2020/02/18/sanita-italia-ventesima-in-ue-per-servizi-digitali_30718ee6-114e-4b5e-ab3a-89971a1f37ea.html

Medicina personalizzata: La digitalizzazione della Sanità.

Strumenti, software unificati.

Risorse e personale anche informaticamente preparato.

Vedere uno specialista in ospedale e tirar fuori ogni volta, una cartella piena di quelle che anche i medici chiamano scartoffie, è uno spettacolo avvilente.

Ci si appresta ad andare su Marte e non siamo capaci di informatizzare la salute.

Se entrando in uno studio medico si aprisse il nostro, unico, file, si potrebbero, incrociando i dati, diagnosticare molte malattie, prima e meglio.

Lavorando con l’arma migliore per combatterle.

La prevenzione.

Sono stato in ospedali dove i team di medici, in “collegiale”, avevano già tutti i miei dati e comparavano la mia situazione sul monitor mentre mi visitavano.

In pratica sapevano chi ero, come paziente.

Conoscevano la mia storia.

In altri, ogni volta dovevo portare un “pacco” di carte, anche ordinate cronologicamente per evitare confusione.

Peggio che nel più arretrato ufficio del catasto comunale.

Sono le solite “due Italie” che si confrontano.

L’ultima recente emergenza del Covid ha messo nuovamente allo scoperto anche le grandi debolezze del nostro sistema.

Non parlo solo della mancanza di medici e infermieri.

Né della mancanza di protocolli adeguati alla diffusione del virus in alcune strutture.

Dopo anni di tagli ai bilanci, più o meno lineari, i nodi sono venuti al fatidico pettine.

Stanno per arrivare gli aiuti europei.

Molti dei fondi che arriveranno, saranno destinati proprio al Servizio sanitario.

Speriamo che, oltre a ristrutturare edifici fatiscenti, ad assumere personale, siano la leva per modernizzare tutta l’area della medicina nazionale.

Innovando un settore che ha dimostrato a tutti, nel mondo, la sua strategica e fondamentale esigenza di priorità.

Claudio Razeto

Tempo di lettura: 2’50”

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