“Le cose succedono quando noi pensiamo ad altro” diceva John Lennon.
Ebbene, nel corso dell’anno sono stati approvati 2 vaccini:
uno contro la malaria, che avrà un impatto notevole sulla mortalità (vedi https://menslife.it/aumenta-la-disponibilita-dei-vaccini-contro-le-malattie-infettive/),
l’altro contro il Virus Varicella-Zoster (VZV), responsabile del fuoco di Sant’Antonio, nome popolare di una patologia che i medici chiamano Herpes Zoster (HZ), destinato a migliorare soprattutto la qualità di vita di molti anziani.
La malattia è apparentemente banale ma è a volte responsabile di complicanze invalidanti, per le quali non esistono farmaci realmente efficaci e la terapia è solo sintomatica.
L’herpes zoster, causato dal virus della varicella che si riattiva, è una malattia infettiva favorita da numerose condizioni che riducono la “sorveglianza” del sistema immunitario.
Ma mentre la varicella è tipica dei bambini, il fuoco di Sant’Antonio colpisce circa un terzo delle persone ultracinquantenni, e l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età.
In Italia si registrano 157mila nuovi casi ogni anno (quasi 18 casi ogni ora).
Gli anziani, target favorito dell’Herpes Zoster
La maggior parte di noi supera la varicella durante l’infanzia.
In realtà il virus VZV non viene eliminato del tutto, ma rimane confinato, inattivo, nei gangli nervosi.
Capita che a distanza di tempo, il virus si risvegli a causa di un indebolimento del sistema immunitario, come può capitare con l’avanzare dell’età, o per l’impiego di alcuni farmaci immunosoppressori o, ancora, in seguito a uno stress ambientale (troppo caldo, troppo freddo, troppo sole) o emozionale.
Il virus si moltiplica tanto da provocare a livello cutaneo sintomi facili da individuare.
Prima si avverte pizzicore, bruciore, formicolio o persino dolore, più o meno intenso a seconda dell’età.
Compaiono poi delle vescicole che si rompono con facilità.
Si formano così delle croste che si staccano dopo una o due settimane. La forma più comune è quella toracica, ma possono essere interessati anche i nervi sensitivi del volto oppure quelli sacrali.
Sembra una malattia acuta piuttosto banale, anche se decisamente fastidiosa.
Purtroppo l’Herpes Zoster può comportare una serie di complicanze multi-organo anche gravi, come perdita della vista o dell’udito, infezioni a carico dell’encefalo e mieliti.
Spesso, anche dopo la scomparsa dello sfogo, il dolore resta:
Siamo in presenza della nevralgia post-erpetica, che colpisce almeno 30-40mila persone/anno.
La patologia dura 5-6 mesi e ha un grande impatto sulla qualità di vita.
Una recente indagine DoxaPharma rileva che il 98% degli intervistati giudica il dolore, persistente e “forte” e “insopportabile”;
Oltre il 40% dichiara che il dolore ha compromesso la sua vita professionale, mentre oltre la metà non è stato in grado di gestire autonomamente diverse attività quotidiane.
Il dolore inoltre è spesso resistente alle comuni terapie antalgiche:
Solo un paziente su due riferisce infatti un’attenuazione del dolore dopo l’utilizzo di farmaci.
In genere questi pazienti riferiscono che è come “entrare in un tunnel di cui non si vede la fine”. Per questo motivo è determinante il ruolo della prevenzione.
La prevenzione del “Fuoco di Sant’Antonio” non ha età
La vaccinazione per la varicella è obbligatoria è dal 2017, per cui i più datati saranno a rischio di sviluppare il fuoco di Sant’Antonio ancora a lungo.
Quanto mai attuale è la registrazione dello scorso aprile 2021 di un nuovo vaccino, Shingrix, che presenta un’efficacia (significativamente maggiore rispetto al vaccino precedente) prossima al 100% nei soggetti tra i 60 e i 69 anni, superiore al 70% negli anziani di oltre 80 anni, che si conserva per almeno 7 anni, e una ottima tollerabilità anche nei pazienti immunocompromessi.
Va somministrato in due dosi a distanza di 2-6 mesi.
Non è termolabile, può essere quindi conservato più facilmente e, idealmente, potrebbe essere somministrato anche dai medici di medicina generale.
La medicina progredisce.
Il nuovo vaccino contro l’HZ rappresenta una vera rivoluzione in termini di memoria immunologica e copertura anticorpale, nettamente superiori rispetto a quelle del vaccino classico.
E poiché la malattia è frequente, talvolta invalidante per lunghi periodi, perché non sfruttare questa opportunità che ci offre la scienza?
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