Da quando ci tatuiamo? Perché? Il tatuaggio è sicuro? Chi deve evitare di farlo? Abbiamo intervistato il dermatologo Massimo Papi, che ci ha fornito un excursus dei tatuaggi: la loro storia, e preistoria e i danni che corriamo oggi.
Buongiorno da Maria Luisa Barbarulo, nello spazio Social di Men’s Life, oggi ho il piacere di avere con noi il dott. Massimo Papi. Buongiorno Massimo!
Buongiorno!
E buongiorno a tutti i nostri ascoltatori e spettatori.
Massimo è un dermatologo di fama, ho il piacere di averlo qui con noi perché oggi trattiamo un tema che considero molto interessante: parliamo di tatuaggi. E a questo proposito volevo chiederti un po’ di storia del tatuaggio. Sono stata ad una tua conferenza dove hai raccontato a tutti quanti noi la storia del tatuaggio. Quindi questa è una cosa che mi preme particolarmente far sapere anche ai nostri ascoltatori.
Certo, con piacere!
Allora, storia de tatuaggio è la storia degli esseri umani, segni sulla pelle ne abbiamo sempre fatti. Però quello che è il, verosimilmente, primo tatuaggio che è stato identificato in occasione della individuazione della Mummia del Similaun, attribuita come periodo al neolitico superiore, 3000 anni a.C. … Questa mummia aveva sule proprie articolazioni, soprattutto a livello del ginocchio e del piede, dei tatuaggi, di colore scuro, blu-nerastro, verosibilmente di natura terapeutica. Quindi tatuaggi fatti per il problema di artrosi che è stato riscontrato in questa mummia rinvenuta non molti anni fa. Pertanto quello è il primo!
Affascinante…
Senza dubbio.
Gli altri tatuaggi che sappiamo essere stati utilizzati dagli esseri umani risalgono ai periodi tribali, ma in particolare quella ampia gamma di tatuaggi che anche adesso che abbiamo copiato in realtà nel momento della grande esplosione nel mondo occidentale, sono i Moko, i tatuaggi Maori, per esempio, che venivano utilizzati in Nuova Zelanda, e che in questi ambienti e nelle altre tribù o popoli di quell’epoca, erano tatuaggi che venivano usati soprattutto per dare informazioni.
Quindi il tatuaggio nasce soprattutto come informazione tra gli esseri umani. All’epoca non esistevano carte di identità, fogli di carta dove scrivere note sulle proprie origini, le proprie caratteristiche. Pertanto molte persone che si mettevano in viaggio, soprattutto rischiando in ambito di foreste o posti sconosciuti, facevano questo per preservarsi dal rischio di non essere più identificati, a fare tatuaggi sulla propria pelle, sul capo o sul viso, affinché venisse identificata la tribù di origine, posti da cui provenivano, posti dove sarebbero dovuti andare etc.
Nell’ambito poi delle singole tribù, i tatuaggi, soprattutto tra i Maori, venivano utilizzati soprattutto dalle donne, per dare una evidenziazione delle fasi della vita: se erano sposate, se erano vergini, se erano persone che avevano avuto qualche particolare episodio nel corso della loro esistenza o se avevano fatto altre tappe nell’evoluzione del singolo o singola persona. Pertanto era una “nota” che scandiva la nostra vita, la vita di quelle popolazioni, così come nel Giappone, successivamente, in particolare, si era sviluppata quella tendenza a tatuare soprattutto coloro che avevano avuto condanne penali. Per cui il tatuaggio specialmente tra i giapponesi, era l’identificazione, in questo caso negativa, di un gruppo, di una particolare nicchia della popolazione, che era quella che era stata condannata, che aveva avuto condanne penali o che apparteneva a particolari gruppi che non avevano una buona nomea, in particolare la mafia.
Per riconoscerla immediatamente, più facilmente, una sorta di warming, un’etichetta, oggi diremmo un “tag”.
Un tag, in questo caso negativo, che permetteva di identificare l’evoluzione dei tatuaggi, in particolar modo in Giappone, dove si tendeva a tatuare l’intera superficie del corpo delle persone, con note molto articolate di colori. Quell’aspetto dell’Irezumi, il tatuaggio giapponese, che è stato ripreso anche negli ultimi decenni con una grandissima variabilità di colori, che attualmente adottiamo anche noi sulla nostra pelle.
Nel corso degli anni il tatuaggio ha soprattutto avuto un elemento caratterizzante di negatività in questi popoli.
In seguito i tatuaggi hanno avuto, con evoluzione degli esser umani, quasi sempre il carattere di identificare gruppi, spesso in maniera negativa, oppure essere l’elemento che identificava persone che avevano compito degli atti che non sempre erano condivisibili con la vita sociale, o erano stati autori di misfatti, reclusi, oppure avevano fatto altre cose che non venivano accettate. Oppure per le donne, più spesso, venivano usati tatuaggi per identificare persone che si prostituivano. Le prostitute hanno avuto sempre questa forte discriminazione. Lo testimonia un quadro noto di Toulouse-Lautrec, che mostra questa donna che lavora in questa casa di appuntamenti, con la maîtresse, e lei cha questo evidente tatuaggio sul braccio.
Una cosa di cui non ero al corrente, se non fossi venuta alla conferenza non lo avrei saputo. Mi fa piacere poter condividere con i nostri ascoltatori e spettatori questo argomento così interessante, anche perché il tatuaggio fa ormai parte della nostra vita e quindi è opportuno conoscerne anche la storia.
Voglio chiederti: quanto sono pericolosi i tatuaggi? Ovvero, cosa si sa di certo per quanto riguarda i tatuaggi e cosa invece è oggetto di indagine?
I tatuaggi possono diventare pericolosi. Nella nostra accezione, nel nostro immaginario, in particolare qualche anno fa, quando è stato il momento del grande boom nel mondo occidentale, noi consideravamo pericolosi i tatuaggi soprattutto per il loro rischio infettivo, vista l’introduzione dell’ago nella pelle, se l’ago non fosse stato un ago sterile, c’era il rischio di trasmissione di malattie infettive, prime fra tutte le epatiti, parlo dei primi anni 2000, quindi ancora Epatite C, Epatite B, ancora largamente diffuse. Il rischio era quello principalmente.
Poi il rischio HIV, sempre presente, e quello che viene dimenticato spesso è il rischio tetano che non ci dimentichiamo sempre presente, spada di Damocle dell’umanità.
E poi per ciò che riguarda le infezioni cutanee più specificamente il rischio di trasferire attraverso il tatuaggio, la puntura, le micro-punture, le verruche, i molluschi contagiosi, rischi di malattie virali o pseudo virali che spesso ci colpiscono e le infezioni più semplici, vale a dire le impetigini e gli ascessi, che sono pure adesso all’ordine del giorno, 1-5%. Anche se adesso la situazione del rischio da parte di tatuatori, i centri che fanno i tatuaggi, è sicuramente inferiore perché usano aghi sterili e usano strumenti monouso.
Tutto questo era allora il rischio maggiore, parlo di 15 anni fa, quando io ho iniziato ad interessarmi di questo argomento.
L’approfondimento fatto negli ultimi 3 anni ha portato anche ad identificare anche da parte del sottoscritto che ha seguito quella che era la letteratura scientifica, ad identificare quelli che sono i rischi più attuali che forse conosciamo meno, ovvero che nel momento in cui noi introduciamo un inchiostro sotto la nostra pelle, in uno strato più superficiale del derma, a contatto con i vasi sanguigni, parte del colore, del pigmento che noi introduciamo sotto forma di micro particelle, rischia di andare in giro e in maniera passiva di essere trasportato dai micro vasi e quindi dal torrente circolatorio, anche in zone assolutamente non sospettabili, primi fra tutti i linfonodi che drenano quell’area dove abbiamo fatto il tatuaggio. Quindi in maniera passiva una minima parte di queste sostanze se ne va in giro sicuro, è stato dimostrato anche recentemente. E in maniera attiva da parte delle cellule che stanno li a sorvegliare, soprattutto le cellule dendritiche, portano un po’ di queste micro-particelle ai linfonodi e li tengono “processate”, esaminate, viste se sono a rischio di fenomeni di carattere reattivo, questo è il compito delle cellule dendritiche e dei linfonodi…. Tuttavia sappiamo poco di questi fenomeni.
Altro aspetto è quello della rimozione nella quale si mischiano microparticelle.
Chiaro!
Rivedremo questo aspetto perché è anche poco conosciuto e che ci lascia un po’ perplessi tutt’ora.
Ecco, anche questo volevo chiederti, quali sono i dati? Quante sono le persone che si pentono di essersi fatti un tatuaggio?
Quello che vorrei citare è questo studio fatto nel 2018. È una indagine di carattere generale su una sezione di popolazione, fatto dall’Istituto Superiore di Sanità, nella quale risultava che il 17% delle persone che hanno il tatuaggio non ne è soddisfatto e se lo vuole togliere. Ma poi in realtà chi si toglie il tatuaggio è circa il 50% di chi si è tatuato. Perché si sono stancate, perché hanno cambiato fidanzato o fidanzata, perché non hanno più desiderio di vedere quell’immagine, quel nome sulla propria pelle, quindi se lo tolgono. Quindi se prima, 15 anni fa, il grande momento della esplosione dl fare il tatuaggio era assolutamente prevalente, adesso invece c’è la tendenza all’aumento, a volte anche indiscriminato, del numero delle persone che se lo vogliono togliere. Quindi ci stanchiamo dei tatuaggi, ce li vogliamo togliere e non vogliamo più vederli.
E con differenze di costo anche piuttosto importanti… Fare un tatuaggio ha un costo e toglierlo…?
Come minimo costa 10 volte di più, considerato che per togliere un tatuaggio, per rimuoverlo, ci vogliono diverse sedute di laser. Abbiamo i laser per togliere i tatuaggi, soprattutto quelli di recente invenzione: Switched e il Pico Laser che fanno una frammentazione in piccole molecole del pigmento che abbiamo inserito, ma non è che lo fanno scomparire per miracolo, o come se fosse un toccasana e quello evapora… Si dissolve in tante piccole particelle e quindi viene dissolto e non si vede più o quasi più. Però tutte queste particelle se ne vanno in giro, oppure vengono fagocitate dalle cellule che hanno il compito di “spazzini”, comunque queste particelle se ne vanno in giro per l’organismo. Probabilmente. Non sappiamo che fine fanno ed il rischio di tossicità a lungo termine.
Certo! Un’ultima domanda volevo farti. Chi è, a tuo avviso, chi assolutamente non deve fare il tatuaggio? Quelli sono le persone per le quali un tatuaggio può essere veramente rischioso, per che tipo di patologie della pelle…
Un tatuaggio può essere rischioso nel periodo della gravidanza. Questo è sicuro. Durante la gravidanza quindi evitare i tatuaggi.
Può essere rischioso per quelle persone che hanno una storia di allergie. Perché quelle sostanze che noi introduciamo spesso sono, specialmente negli ultimi tempi essendo diventati pigmenti molto numerosi, li conosciamo in parte. Anche chi li produce, che dovrebbe dare indicazioni su tutte le caratteristiche del prodotto che inserisce nella pelle, conosce a volte in parte soltanto quelle molecole aggiuntive, quegli elementi che ci stanno in quella soluzione, che vengono usate per ottenere effetti ottici, di caratteri artistico, particolarmente brillanti, quindi dovremmo essere molto attenti se siamo allergici, tanto più se abbiamo delle malattie autoimmuni, del gruppo delle Connettivopatie, tipo Lupus la dermatomiosite, artrite reumatoide… Quindi se il nostro sistema immunitario non è perfettamente funzionante, allora dobbiamo stare attenti. Anche se abbiamo disturbi di coagulazione o di cicatrizzazione. Perché, facciamo un intervento sulla nostra pelle che richiede anche fenomeni di cicatrizzazione e anche riduzione delle micro- emorragie che si realizzano. Quindi o prendiamo farmaci anti-coagulanti o anti-aggreganti oppure abbiamo ritardi del nostro marchio di fabbrica della cicatrizzazione possiamo avere dei rischi.
Non dobbiamo fare tatuaggi se siamo oggetto di chemio terapie per malattie di varia tipologia o radioterapia. E non dobbiamo fare tatuaggi su quelle zone, su quelle aree cutanea in cui abbiamo avuto o radioterapie per motivi più vari, oppure abbiamo auto una cicatrice che fa si che la nostra capacità riparativa sia ridotta. Questo può avvenire anche in maniera anomala, possiamo formare delle cicatrici ipertrofiche, che possono essere una complicanza dei nostri tatuaggi nel corso delle settimane o mesi successivi. Quindi questi aspetti devono essere tenuti in conto.
L’altro aspetto che volevo sottolineare, è che non dobbiamo fare tanti tatuaggi se abbiamo tanti nei.
Giusto!
I nei devono essere preservati dall’introduzione di coloranti e pigmenti di varie tipologie. Siccome lo vediamo regolarmente, il rischio potrebbe essere quello di danneggiare i nei e in genere tutto questo è tollerabile, perché sopportiamo questa possibilità di danno ai nostri nei, ci succede nella vita di tutti i giorni. Però se abbiamo nei che sono particolarmente suscettibili di trasformazione, il rischio è che andiamo incontro alla trasformazione maligna, cioè alla trasformazione in melanomi come sono stati ripotati, seppur raramente in corso di tatuaggio, che fanno si che un neo diventi melanoma.
E attenzione! I nei devono essere lontani dai pigmenti che noi usiamo per tatuarci.
Benissimo! Massimo ti ringraziamo, a nome di Men’s Life e di tutti i nostri spettatori per questo quadro assolutamente esaustivo per quanto riguarda i tatuaggi. Spero di rivederti al più presto, o su Men’s Life o su VediamociChiara.
Grazie infinite Maria Luisa!
Ciao Massimo, ciao a tutti!
Redazione di Men’s Life
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