Prostata ingrossata?
Ogni anno in Italia si diagnosticano 35.000 tumori della prostata, ma il rischio di morte è inferiore al 3%, da anni.
Con l’avanzare dell’età, la prostata tende ad ingrandirsi, tanto che l’ipertrofia prostatica è la seconda patologia diagnosticata nel sesso maschile.
Accanto a questa patologia “benigna”, esiste anche la possibilità che ci sia un tumore, la cui incidenza è cresciuta in concomitanza della maggiore diffusione del test PSA:
(Antigene prostatico specifico), sul cui reale valore ai fini diagnostici, il dibattito è aperto.
In ogni caso, specie in presenza di sintomi premonitori, oggi si tende sempre più ad arrivare ad una “diagnosi precoce e preclinica”, allo scopo di migliorare la prognosi con opportune terapie.
Servono dunque controlli urologici, a cui in Italia siamo refrattari:
una ricerca Swg del novembre 2019, commissionata dalla Lega Tumori, ha mostrato che in uomini tra 30 e 65 anni “solo 1 su 4 effettua i controlli”.
In ogni caso, vanno evitate sovradiagnosi e sovratrattamenti, a volte causa di danni iatrogeni (etimologicamente “causati dal medico”).
Prostata ingrossata: PSA
Uno degli esami considerati fondamentali è la verifica, su un campione di sangue, dei livelli di una proteina prodotta unicamente dalla prostata:
Il famoso o famigerato PSA, che può aumentare in presenza di tumori, iperplasia prostatica benigna, e prostatite.
Eventualmente integrato dal dosaggio del PSA libero e del suo rapporto con il PSA totale o, in futuro, dal nuovo test, presentato poche settimane fa dall’Istituto Superiore di Sanità:
l’EXO-PSA, con precisione diagnostica pari al 100% di specificità (nessun falso positivo) e al 96% di sensibilità.
Pur essendo divenuto un esame quasi di routine, i maschietti di una certa età dovrebbero sapere, che i valori del PSA possono essere influenzati da:
- un recente rapporto sessuale con eiaculazione;
- una visita con esplorazione digito-rettale;
- un’ecografia transrettale;
- manovre urologiche (inserimento di catetere, cistoscopia);
- minimi traumatismi dovuti all’uso della bicicletta o alla guida prolungata della moto.
Pertanto è consigliabile effettuare questo test a distanza di qualche giorno dalle condizioni sopra menzionate.
Il risultato dell’esame va interpretato dal medico (andrologo/urologo), che, insieme a successivi esami (ecografia transrettale, biopsie, risonanza magnetica multiparametrica, etc) potrà arrivare a una diagnosi certa.
Al riguardo va ricordato che le autopsie di persone, morte per cause accidentali, mostrano altissime frequenze di tumori alla prostata latenti:
- 30% circa in maschi di 30-39 anni e
- 80% in maschi di 70-79 anni,
mentre i decessi per cancro prostatico sono stabilmente inferiori al 3%.
Ciò significa che, se un ultra settantenne esegue spesso un PSA di screening, ha buone possibilità di essere sottoposto a biopsie prostatiche, con numeri elevati di prelievi, con crescenti probabilità di trovare tumori e di far ricorso a chirurgia, radioterapia, cure ormonali o sorveglianza attiva, con cascate di controlli ed esami ripetuti negli anni.
Certo, fra costoro ci sono anche quelli in cui il tumore si sarebbe manifestato con sintomi e metastasi, ma il cittadino, prima di accedere allo screening periodico, dovrebbe avere ben chiaro il bilancio tra possibili benefici (per pochi) e danni molto probabili (tantissimi).
Di certo intervenire sulla prostata comporta una peggiore qualità di vita causata da effetti collaterali, come:
- disfunzione erettile o
- impotenza (spesso),
- incontinenza urinaria (quasi sempre),
- problemi intestinali.
Occorre procedere per gradi: Diagnosi e trattamento delle patologie prostatiche vanno effettuati senza allarmismi, sotto l’attenta regia dello specialista.
Mai come in questo caso il “fai da te” è inopportuno.
Tempo di lettura: 1’40”