La resistenza ad andare dall’andrologo si rivela uno degli ostacoli principali alla nostra futura paternità.
Il tema assume caratteri di urgenza, considerato che la infertilità maschile negli ultimi 30 anni è raddoppiata (2 milioni di italiani sono ipo-fertili).
Le cause? Oltre a sbagliati stili di vita, la mancanza della prevenzione, che invece sarebbe da sola capace di indirizzarci verso una procreazione “naturalmente” assistita.
Un mio vecchio compagno della scuola media, che ora lavora nel campo della finanza in Svizzera, non ha figli. Ho molti altri amici che non ne hanno.
Alla domanda, spesso anche inopportuna, “Perché?”, in genere segue una risposta del tipo: “Quando abbiamo deciso di farne, non sono arrivati…”.
L’età (ci si avvicina sempre più tardi al progetto di genitorialità) è un vero e proprio scoglio, uno dei fattori che porta all’infertilità (anche di coppia). Ma è anche vero che negli anni, dall’adolescenza ai 40 anni, pochi uomini sono andati dall’andrologo. C’è, allora, anche un problema di prevenzione di cui dobbiamo parlare.
Numeri troppo alti e percentuali preoccupanti…
Rappresentano circa il 25% le coppie che incontrano difficoltà a vedere realizzato il sogno di diventare genitori. E molte (40 mila) non si rivolgono nemmeno ad uno dei Centri specializzati (oltre 350) presenti su tutto il territorio nazionale. Questa difficoltà degli uomini, che ancora oggi fanno così tanta resistenza ad andare dall’andrologo, è uno degli ostacoli principali alla paternità futura.
In una coppia su quattro i problemi legati all’infertilità sono da imputare proprio alla resistenza da parte dell’uomo a farsi visitare fin dalla giovane età, da un andrologo, che poi è la causa che porta in età adulta la coppia a rivolgersi alla procedura di fecondazione assistita (18 mila).
Un diverso approccio: lasciamoci ispirare dalla prevenzione
Si pensi a quella che in blocco una volta veniva svolta dalla visita medica del servizio militare (i famosi 3 giorni…e chi se li dimentica?). Un approccio come questo, capace di raggiungere numeri così alti in termini di uomini sottoposti a screening, consentirebbe anche di risparmiare risorse economiche importanti. Non va dimenticato infatti che il percorso di fecondazione medicalmente assistita (PMA) non è un percorso leggero, da nessun punto di vista, neppure quello economico.
Ma se non c’è stata nessuna attenzione alla propria fertilità prima di desiderare di diventare genitore (dall’adolescenza in poi, come avviene per le ragazze, future donne), si rischia solo di interpretare la PMA come la strada più breve e scontata. Così non è. Vengono così a mancare gli step di diagnosi e di cura, che con il tempo posso diventare difficili da risolvere in un modo diverso.
Noi uomini dovremmo imparare dalle donne
Indubbiamente, a differenza di noi uomini, le donne sin dall’adolescenza sviluppano un approccio molto spiccato alla prevenzione, andando dal ginecologo. Con regolarità. All’inizio per ragioni perlopiù legate alla contraccezione. Ma la visita ginecologica è sempre l’occasione per fare una prevenzione su tutto lo stato di salute dell’apparato riproduttivo.
Se anche noi uomini seguissimo questo approccio, riusciremmo a captare i problemi di questa natura con 10 anni di anticipo rispetto a quello che succede ora. Con una bella differenza in termini di fertilità di coppia.
Come? Oltre alla visita andrologica, grazie anche solo ad un test semplicissimo, come lo spermiogramma, che basterebbe da solo a dirimere da subito il 50% delle cause d’infertilità.
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