Intervista a Gianluca Semprini

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di Fabio Bandiera

Gianluca Semprini: conduttore di RaiNews, di La vita in diretta estate con Ingrid Muccitelli.

Dal 2019 co-conduttore di Centocittà, programma mattutino di approfondimento su Radio uno.

Buongiorno Gianluca. Partiamo innanzitutto dalla gestione della pandemia da parte della macchina organizzativa Italia.

Ci sono stati nel complesso degli errori, ma in generale lo stato è stato all’altezza?

Ci hanno tanto parlato in questo periodo di modello Italia, ma io non parlerei di un modello nazionale unico perché mai come in questa crisi abbiamo capito che viviamo in uno stato federalista.

Perché di fatto ogni Regione e spesso ogni Comune ha fatto i tamponi che voleva, ha portato avanti le singole cure come ha meglio creduto e ha adottato dei provvedimenti restrittivi o ampliativi, rispetto ai DPCM, sulla circolazione nella maniera più consona alla singola realtà locale.

Anche dall’analisi dei dati emersi sulle metodologie e i criteri sui tamponi effettuati risultano notevoli contraddizioni tra le singole regioni per cui parlare di modello Italia mi sembra alquanto aleatorio e non rispondente alla realtà dei fatti.

Il sistema informativo è stato stravolto dallo tsunami coronavirus. Riflessi sul vostro modello organizzativo redazionale?

Facendo tv e anche radio posso dirti che tutto è diventato ovviamente monotematico, scalette a senso unico con tante, tantissime notizie che arrivano giornalmente e tra le quali bisogna districarsi nel  tentare di governarle.

Un lavoro faticoso perché da un lato all’inizio non bisognava creare allarmismi smodati, quando Wuhan teneva banco, poi appena la politica si auto-censurata è partita Codogno, e da lì in poi si è abbattuto uno tsunami che ci occupa quotidianamente in un flusso unico di eventi.

La politica nazionale, governo a parte, è sparita e sono emerse le figure locali che insieme agli eroi del personale sanitario, si è occupato di gestire questa emergenza perpetua.

La Rai come presidia e tutela la vostra sicurezza?

L’azienda da questo punto di vista è stata ed è impeccabile, abbiamo tutti i dispositivi atti e necessari a lavorare in totale sicurezza.

Il resto lo facciamo noi con i nostri comportamenti, e nella fase due saranno decisivi per una ripartenza controllata e responsabile.

Se hai tutti i dispositivi del mondo, ma te ne infischi e non li utilizzi adeguatamente non c’è decreto legge che tenga.

A tuo avviso ci stanno raccontando tutto, o c’è qualcosa che non torna in base alle informazioni che giornalmente riceviamo?

Bisogna innanzitutto sfatare il mito che la scienza sia una disciplina esatta e non umanamente fallibile, detto questo è chiaro che questo virus è una novità e tutto il mondo degli scienziati sta lottando contro un agente patogeno sconosciuto.

Anche in Italia si è detto tutto e il contrario di tutto e noi italiani ci siamo affidati a loro come se fossero degli sciamani, ma anche questo mondo così come il giornalismo e la politica è fatto di uomini che in questa fase stanno cercando, andando a tentoni, di districare una matassa estremamente complessa.

Stiamo per affacciarci verso una fase due piena di ipotesi e incognite. Come bisognerebbe procedere dopo il 3 maggio?

Anche in questo caso bisogna partire dal concetto che esistono di fatto tre Italie diverse: se a Cremona, Livorno e Ragusa, giusto per citare tre città di nord, centro e sud, il contagio è radicalmente diverso e quindi  ovvio che ripartano con tempistiche e criteri diversi.

Il paradosso sarebbe aprire per prime le zone più colpite solo perché hanno sviluppato la cosiddetta immunità di gregge, anche qui si sta facendo tanta confusione e non ci concentra sul problema focale che riguarda i comportamenti individuali che dovranno essere maggiormente controllati in una fase di maggiore libertà, ma scordiamoci le passeggiate a Piazza di Spagna.

Il rapporto sinergico tra Stato e Regioni, ma come in questa fase sarà di fondamentale importanza. Ci sono i presupposti per una collaborazione fattiva?

E’ un discorso complicato perché di fatto si continuerebbe ad agire in maniera svincolata senza una cabina di regia unica creando di fatto dei micro stati in cui ogni sindaco o governatore può sentirsi in diritto di chiudere le frontiere rendendo difficile trovare una quadra.

Sono equilibri delicati che Conte dovrà gestire con realtà e culture diverse, sarà un processo lungo e cadenzato, staremo tutti un pochino meglio ma allo stesso tempo saremo molto più sospettosi e socialmente meno spontanei.

L’economia, stiamo pagando un prezzo altissimo e gli indicatori sono impietosi. Rimedi a breve e lungo termine?

Certo, la batosta riguarda quasi tutti i settori e non solo l’Italia per fortuna.

Abbiamo economie talmente interconnesse, e capiremo col tempo se e in che modo cambieranno gli scenari futuri visto che uno dei divieti che durerà a lungo sarà legato alla nostra libertà circolazione in tutto il mondo.

Il turismo nazionale e la ristorazione made in Italy per esempio potrebbero avvantaggiarsene perché cambieranno le nostre abitudini.

Il dato di fondo generale è che nessun Paese in questa fase se la passa bene e può avere interesse ad approfittare o a speculare sulle disgrazie altrui, il mal comune mezzo gaudio ci accompagnerà a lungo in questa fase disastrosa, una safety car perenne dove tutti andremo a velocità controllata.

Ci saranno anche nuove opportunità fino ad ora mai analizzate?

Lo smart working per esempio è una realtà poco e male utilizzata in passato, ma che adesso abbraccia una platea smisurata di lavoratori costretti di fatto a stare a casa, credo sia una scoperta interessante sulla quale bisognerà continuare ad investire lavorando per obiettivi.

Il commercio online sta aumentando notevolmente i propri fatturati e anche nel campo della ristorazione con consegna a domicilio ci siano discrete potenzialità se ci sono idee nuove e innovative.

L’Europa, le sue affinità e le sue divisioni stanno venendo fortemente a galla. Siamo alla vigilia di un Consiglio Europeo, cosa dobbiamo aspettarci?

Dobbiamo resettare un po’ tutto perché se aleggia il retro pensiero che ci portiamo dalla crisi del 2008 in cui stati forti come la Germania ne hanno approfittato per spolpare gli stati più deboli come la Grecia e meglio dividerci subito, ma ovviamente io la penso esattamente al contrario.

Abbiamo bisogno l’uno dell’altro e nessuno può augurarsi il crollo di nessun paese membro e credo che il buon senso debba prevalere quando verranno prese le opportune decisioni senza personalismi e preconcetti.

Le persone più deboli e più fragili stanno pagando il prezzo più alto. Si sta facendo abbastanza per queste categorie?

Partiamo dall’inizio, ai primi di marzo si chiudono giustamente le scuole pur sapendo che i bambini erano i meno esposti al virus, ma si lasciano paradossalmente  scoperte le residenze per anziani senza alcun piano organizzato di tamponi, omissione criminale che ha causato migliaia di morti.

Qui la politica non ha avuto la lucidità di mappare e prevedere che andavano chiusi in primis i luoghi più vulnerabili che ovviamente avrebbero pagato il prezzo più alto.

Non credo ci sia stato dolo, ma si è agito con colpevole ritardo da nord a sud e questo errore ce lo stiamo trascinando ancora adesso visto che il numero di deceduti è ancora troppo alto, e tende molto lentamente a calare.

Per chiudere ragioniamo sul dopo:  quando tutto questo finirà tenderemo a rimuoverlo in fretta o convivremo a lungo con le scorie che ci lascerà addosso?

Mi auguro fortemente che torni al più presto la normalità, tutti abbiamo voglia di tornare alla nostra vita, ma forse metteremo a fuoco con più lucidità alcune priorità rallentando un pò e stressandoci  di meno  per cose futili.

Non potendo  riempire la giornata incasellando ogni giorno diecimila cose da fare a tutti i costi, mi sono venuti in mente i tempi in cui si passano interi pomeriggi all’aperto o in giardino giusto per il gusto di stare insieme agli amici anche annoiandosi un po’.

Avendo figli piccoli sto riscoprendo anche il gusto di stare in casa un pò di più senza correre da una parte all’altra per scarrozzarli a fare sport o danza, e questo non è affatto un male se sapremo sfruttarlo a nostro vantaggio.

Fabio Bandiera

Tempo di lettura: 2’00”

Foto tratta da: https://www.ilmessaggero.it/rubriche/tele_visioni/il_riscatto_di_gianluca_semprini-3647976.html

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