Come saranno i ristoranti del futuro?

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di Gianluca Bitelli

Uno sguardo al mondo della ristorazione post coronavirus

Come saranno i ristoranti del futuro?

No, non sto parlando di ristoranti senza camerieri o con robot in cucina.

Né tantomeno di ristoranti in cui si mangiano solo pillole di macronutrienti.

Sto parlando dei ristoranti che ci troveremo davanti tra poche settimane, al termine del lockdown causato dal coronavirus.

I ristoranti, prima di ogni cosa, sono luoghi di aggregazione sociale ed il coronavirus li ha privati della loro più grande forza: la convivialità.

Ci riusciamo ad immaginare un ristorante dove i commensali hanno paura di condividere lo stesso piatto o di stringersi un po’ per aggiungere un posto a tavola?

Scusate, ma io non ci riesco.

Però politici, virologi ed esperti ci stanno chiedendo uno sforzo per vivere i ristoranti in maniera diversa rispetto a come siamo abituati.

Quindi, cosa ci dobbiamo aspettare dai ristoranti del futuro?

Tavoli distanziati due metri tra di loro?

Pannelli in plexiglass tra un posto e l’altro?

Cucine che sembrano dei laboratori farmaceutici?

Personale ridotto per poter far fronte ai minori incassi?

Prevedere cosa il governo sceglierà di fare è impossibile, anche perché non esistono precedenti storici a cui poter far riferimento.

Però possiamo provare ad immaginarci cosa faranno i ristoratori.

I ristoranti del futuro:

In questi giorni, ho letto molte interviste e seguito diverse dirette su Instagram sul tema, ed una cosa mi sembra chiara:

quasi nessuno vuole riaprire un ristorante con i coperti dimezzati e con misure di sicurezza estrema che inevitabilmente snaturerebbero la sua identità.

Cosa succederà dunque?

Come già stiamo vedendo, molti ristoranti si stanno trasformando.

In primo luogo, stiamo assistendo alla veloce diffusione del food delivery, con molti ristoranti che appoggiandosi a piattaforme già esistenti hanno iniziato a consegnare piatti pronti a casa.

Il food delivery però non è la soluzione per tutti.

Infatti, la consegna di piatti pronti a casa rappresenta un enorme ostacolo per i ristoranti “gourmet” in cui la complessità e le tempistiche delle preparazioni rendono molto difficile trasportare il cibo mantenendone la qualità.

Per questo motivo, diversi locali si sono riscoperti anche botteghe di quartiere impegnandosi a portare a casa dei clienti materie prime selezionate come frutta, verdura, carne e formaggi, e prodotti lavorati come paste ripiene, pane, sughi e così via.

I cuochi sono diventati esperti di logistica, i camerieri perfetti corrieri, ed i clienti affezionati che prima riempivano i tavoli durante i weekend oggi si affidano ai ristoratori per la loro spesa.

Insomma, la ristorazione sta cambiando e credo che anche al termine del lockdown un totale ritorno alla normalità non sarà così immediato.

Con tutta probabilità, ci aspettano più cene a casa e più acquisti di prodotti online.

Di una cosa però sono sicuro.

Chi ha lavorato bene fino a ieri continuerà a farlo anche domani.

Il cambiamento è inevitabile ed affrontarlo con competenza e passione è l’unico modo per uscirne vincitori e tornare a quella convivialità che tanto ci manca.

Gianluca Bitelli

Tempo di lettura: 1,45

Tag: coronavirus, ristoranti, futuro, food delivery, botteghe di quartiere, lockdown, convivialità

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