Alfabeto della pandemia.
Sono sei mesi che, tranne una breve parentesi estiva, l’attenzione è concentrata sul Covid-19.
Ora il virus è più conosciuto, e spesso scienziati, politici, media hanno contribuito a confonderci le idee.
Alfabeto della pandemia. (A-E)
A- Asintomatico. Significa aver contratto il virus, ma non manifestare i sintomi della malattia COVID-19, che possono apparire in seguito oppure non svilupparsi mai. Può contagiare gli altri, per questo va messo in isolamento fiduciario. Attualmente i soggetti asintomatici sono circa il 95% dei contagiati.
B- Bollettino CTS. Quotidianamente ci viene propinato un elenco di numeri sull’evoluzione dell’infezione. Un servizio lodevole di cui ci mancano le chiavi di lettura, se non quelle interessanti per i media, che dovendo vendere il prodotto, mirano al titolo sensazionale. Andrebbe segnalato quanto meno anche il rapporto contagi/100 tamponi.
C- Contagi. Oscillano tra il 5 e il 7%: ovvero ogni 100 persone entrate in contatto con individui infetti, 5-7 risultano contagiate. Attualmente, l’incremento è lineare; 6 mesi fa, era esponenziale.
C- Carica virale. È la concentrazione del virus nell’organismo. Se è inferiore alle 100 mila copie di RNA non c’è un rischio significativo di contagio. Ad esempio, l’arsenico è presente nell’acqua del rubinetto ma a una concentrazione talmente bassa (0,01 mg/litro) da non creare nessun problema di salute. Se bevo un bicchiere d’acqua in cui ne sono sciolti 100mg, muoio.
D- Distanziamento. Riduce il rischio di contagio. A scuola “la distanza minima di un metro tra le rime buccali degli studenti”, insomma da bocca a bocca. (Metro più, metro meno…). Ci saremmo aspettati banchi fissi. Paradossalmente abbiamo ordinato i banchi da scontro (con le rotelle) che non lo facilitano. Magari ci fosse tanto posto sugli autobus.
E- Emergenza. Oggi, le regioni procedono in ordine sparso con proprie ordinanze, determinate dal numero dei contagi locali: pare poco utile dichiararla a livello nazionale. Ma, finchè c’è emergenza c’è speranza, conte, di maio, e tutto il cucuzzaro.
Alfabeto della pandemia. (F-L)
F- Farmaci. Finora non abbiamo farmaci antivirali risolutivi. I primi che arriveranno, forse prima del vaccino, saranno gli anticorpi monoclonali, che insieme ai test rapidi, anch’essi in arrivo, potranno consentirci la convivenza con questo virus.
G- Giovani. Tanti anni fa un giovanissimo Vasco si augurava una vita spericolata, meglio se piena di guai. Faceva eco il duo MogolBattisti ipotizzando di “guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire”. L’attuale atteggiamento giovanile fa parte della loro naturale voglia di trasgressione. Difficile da modificare. È stato dimostrato che i soggetti giovani tendono a contrarre l’infezione in forma asintomatica, contribuendo comunque alla diffusione del virus. Fidarsi dei giovani è bene, ma non fidarsi è meglio.
H- Home working. È la nuova frontiera del lavoro dipendente. Si passa dal lavoro in presenza al lavoro a distanza. Chissà cosa ne pensano i lavoratori fancazzisti o “poco motivati”.
I- Immuni. L’app segnala se due telefoni si avvicinano a meno di due metri di distanza per almeno 15 minuti. In questo caso il contatto viene considerato a rischio, anche se i proprietari indossavano una mascherina.
L- Letalità. Indica la percentuale di decessi sul totale dei soggetti contagiati. È diminuita dal 14,7% del primo trimestre a meno dell’1,3% attuale. Il dato è determinato dalla diminuzione dell’età media dei contagiati, dall’aumento del numero di tamponi e da migliori e più precoci terapie mediche. Di fatto quasi il 99% dei contagiati non morirà di Covid.
Alfabeto della pandemia. (M-Q)
M- Mascherina. All’inizio non serviva a niente, ora va indossate sempre, anche all’aperto, a qualsiasi ora del giorno e della notte; se si sta da soli, va tenuta a disposizione, pronti a indossarla se si incrocia qualcuno. In ogni caso ricordarsi che la mascherina va messa su bocca e naso. Non sugli occhi.
N- Naso-faringeo (tampone). Rappresenta una fotografia del momento, come il termometro misura la temperatura corporea. Il risultato positivo non è una condanna a morte. Il risultato negativo non è un attestato di guarigione, ma solo l’evidenza di non essere infetti e non contagiosi. I risultati, a seconda delle varie regioni, arrivano da 2-3 a 6-7 giorni dopo. Cruciale sarà la disponibilità di test rapidi ed affidabili, meglio se sulla saliva.
O- Ordinanze. Governo, Regioni, singoli Comuni ne hanno prodotte a bizzeffe, spesso contraddittorie e confuse, aumentando l’ansia, se non addirittura il panico.
P- Prevenzione. Come per tutte le malattie, prevenire è meglio che curare (lo diceva pure Ippocrate). Aspettiamo con ansia il vaccino. Speriamo che l’organizzazione delle relativa vaccinazione sia migliore di quella dei tamponi. In ogni caso, per vaccinarsi, ci vorrà almeno tutto il 2021.
Q- Quarantena. È un periodo di isolamento in cui osservare l’eventuale comparsa di sintomi in una persona sana che è stata esposta al COVID-19, con l’obiettivo di instaurare precocemente la terapia. Il periodo di quarantena è di 10 giorni (in caso di tampone negativo). Tiene conto che il periodo di incubazione del virus varia tra 2 e 12 giorni.
Alfabeto della pandemia. (R-Z)
R- Rischio. Si può ridurre con le misure della nonna: distanziamento personale, lavaggio frequente delle mani. In caso di assembramenti, le mascherine chirurgiche, indossate da almeno l’80-90% delle persone, riducono quasi completamente la diffusione del virus.
S- Superfici. In laboratorio il virus “sopravvive” in forma infettiva meno di 3 ore sulla carta, fino a 24 ore su legno e tessuti, 24 su cartone, 48 sull’acciaio e 72 su plastica e 3-4 giorni su superfici lisce quali acciaio e plastica. Importante igienizzarle accuratamente e lavare spesso le mani, soprattutto fuori casa.
Tre T- La strategia anti-Covid consiste nel “testare, tracciare, trattare” la popolazione, ovvero fare un test diagnostico, individuare le persone con cui una persona positiva è entrata in contatto stretto, instaurare la terapia (domiciliare o ospedaliera) più adeguata alla gravità del caso.
V- Valori R0 e Rt. Il valore R0 indica il numero di infezioni provocate da ciascun individuo infetto. Maggiore è il valore di R0 e più elevato è il rischio di diffusione del virus: se R0=2 significa che ogni contagiato infetterà due persone, se è 3 ne contagerà 3, ciascuno dei quali contagerà a sua volta lo stesso numero di persone. Se R0 è minore di 1, l’infezione tenderà a estinguersi naturalmente, perché diminuirà progressivamente il numero dei contagiati. Il valore Rt esprime lo stesso indice in funzione delle misure di contenimento adottate: permette quindi di misurarne l’efficacia.
Z- Zona rossa. Nel caso del Covid-19, è un luogo ad alto rischio di contagio. A marzo ne furono istituite numerose, prima di estenderle a tutta l’Italia (anche dove la pandemia era virtuale). Oggi forse non andranno tutti in castigo dietro la lavagna, ma solo quelli che vivono nelle aree con maggiori contagi: è il cosiddetto lockdown “sartoriale”.
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