Vogliamo condividere con voi il post del nostro Alberto Aiuto che ha voluto raccontare la sua esperienza con il vaccino anti Covid-19 nel suo profilo FB
Di come fu ….. che Alberto fu inoculato
Questa tecnica, definita anche come il “matto dello scolaro”, è la chiusura più veloce possibile che si può attuare all’inizio, o durante il gioco quando si presentano condizioni favorevoli.
Alcuni giorni fa è cominciata la partita con la somministrazione della prima dose del vaccino AstraZeneca (ora si chiama Vaxzevria).
Era arrivato il giorno fatidico.
Quella mattina, il sole era entrato prepotentemente in camera da letto.
Avevo cercato di resistere qualche altro minuto, ma alla fine mi ero dovuto arrendere.
L’attesa era durata 15 giorni, passati pensando, incredulo, a tutto quanto era esploso, alla constatazione di essere in mezzo alla tempesta senza un timone (nave senza nocchiero in gran tempesta, aveva inveito il sommo poeta 700 anni prima), al senso di impotenza, a chi non era sopravvissuto.
Ma anche alla fortuna di abitare in una regione/città in cui tutto sommato l’operazione vaccinazione stava procedendo senza intoppi significativi.
Quindi perché poltrire? Sursum corda.
In fondo la prima dose rappresentava un piccolo passo verso il ritorno a una normalità, ancora lontana, forse diversa da quella che ricordiamo, un primo barlume di fiducia dopo un anno di sconforto.
I vaccini che abbiamo a disposizione sono efficaci e sicuri, ancora non sappiamo se la copertura sarà duratura, né se ci sarà qualche effetto collaterale grave, peraltro presente in percentuali irrisorie e dunque con un rapporto rischi/benefici assolutamente favorevole.
Né tranquillizza leggere il foglietto illustrativo (il “bugiardino”).
E tanto meno il non poter abbassare la guardia, mantenendo rigorosamente tutte le attenzioni che abbiamo imparato a fare nostre, dal distanziamento, alle mascherine, dalla disinfezione delle mani al tampone antigenico qualora entrassimo in contatto con un soggetto positivo.
Il Covid-19 è ancora qui con noi, i contagi salgono, i decessi restano alti. I vaccinati sono ancora pochi.
Dopo la solita rapida colazione, la prima domanda:
“Come ce vado?” (alla Nuvola, il centro scelto per mettere il virus in fuori gioco).
Considerato che gli impiegati lavorano da casa, la scelta si era indirizzata sul mezzo privato: “per parcheggiare non ci sarà problema”.
Non avevo però tenuto conto dei vaccinandi e dei loro accompagnatori.
I posti in prossimità del centro vaccinazione erano esauriti.
Visto che avevo dovuto parcheggiare lontano, ne approfittai per una passeggiatina favorita dall’aria frizzante del mattino.
Non sapevo che una volta arrivato a destinazione, per raggiungere l’ingresso era necessario fare altri 200 metri, a cui, dove con una rapida conversione a U, aggiungerne altrettanti per entrare nell’edificio, da ripetere anche al ritorno.
Come dire che per vaccinarsi bisogna impegnarsi, fino alla fine.
“It’s a long way to Tipperary”, cantano gli inglesi.
Poi una volta arrivati, tutto scorre con precisione e celerità.
Dall’assegnazione del numero progressivo, alla compilazione del consenso e della mia scheda personale compresa di medicinali e patologie in atto, all’attesa prima e dopo l’inoculo.
L’atmosfera che si vive durante le varie tappe è di grande partecipazione: a parte l’assenza del vino, sembra di essere ad un raduno degli alpini.
Tutti fraternizzano e aiutano i più emozionati.
Un caloroso abbraccio virtuale alla dottoressa (o dottora?) e all’infermiera che mi hanno somministrato in rapida successione la prima dose e un bene augurante ovetto di cioccolata Perugina.
Che je faccio alle donne.
Entrambe avevano negli occhi l’entusiasmo e l’orgoglio di chi sapeva di essere un tassello fondamentale della speranza di cui parlavo e volevano svolgere il loro lavoro al meglio, professionalmente e umanamente.
Sono uscito dalla mia nuvola con il foglio che attestava la mia prima dose di vaccino anti Covid- 19 e l’appuntamento a metà giugno per la seconda mossa per dare scacco matto anche a questo virus, dopo quello di poliomielite, difterite, tetano ed epatite B.
Foto tratta da: https://www.adnkronos.com/covid-roma-a-nuvola-delleur-centro-vaccini-da-3000-dosi-al-giorno_7hiFprDjJiHl9R3GVBi3Fq